volgarmente si dice, anziché kukukje come crede il Crispi; epperò essa significa bottone dì rosa. Non vedo la necessità di fare la correzione accettata dal grande ellenista, tanto più che il senso della strofetta, non c per nulla offeso mantenendo la lezione popolare. Nella primavera, e non in Contessa solamente come asserisce il Crispi, ma anche in Piana, dove ancora se ne ha ricordanza, e senza dubbio in tutte le altre colonie albanesi, i congiunti dei novelli sposi andavano in campagna, e sui prati fioriti intrecciavano la vaia, che ancora è in uso in Albania e nelle sue colonie in Calabria; e verso sera al ritorno, tessendo due corone di freschi fiori, le ponevano sulle teste dello sposo e della sposa, che tra la gioia, e gli augurii si ritiravano in casa. Alla zitella, già diventata sposa , la mattina cantavasi questa canzone, Vore vash, e bardha vash, si m’u dihjte somenàt ? — Gjeta même e gjeta tat, gjeta vleszcr rrushistarè, gjeta motra të lëvdûara; e vet kam trimin e rii; ditèn me rrin me sii, natën e çtrëngchônj ndë gjii. — Ju rüaçit kjieli ndë jet, ju dhëft dit të bardha e vièt I O giovinetta, bianca giovinetta, come ti sei svegliata questa mattina ? — Ho trovato la mamma e il babbo, ho trovato i forti fratelli, ho trovato le sorelle inclite; ed io ho il giovane novello, che di giorno m’educa con gli occhi, e che di none stringo al seno. — Vi mantenga il cielo in vita, e vi dia giorni avventurosi, ed anni. Questa canzonetta si trova nella raccolta cit. del De Rada; mi a$6 ì sembra però ancor più bella la variante seguente che è riportata dal Crispi e ricordata da qualcuno. Vore vash, e bardha vash, si m’u dihjte somenàt ? Gjete mime, gjete ut, gjete vleszOr rrushistarè, gjete motra tè lüvdúara ? Nuse, nuse, szonja nuse, t£è jee mòlészé paa e robièlé, me sture rrenjszit paa bot, thuaj si jee fakje nerénszie. — Po gurrai mua me potisi, po hjeja me lulszoi, po Dieli me bukuroi; e prandai u jam e bukur. U kam trimthin t’im, t?è ditèn mè haa me sii, natèn mé $trengchón ndé gjii. — In Szot ju rùashit ndé jet, e ju klofijin dit me viét. O giovinetta, candida giovinetta, come mi ti sei svegliata questa mattina ? Hai trovato la mamma e il babbo, e i forti fratelli, e le nobili sorelle ? O sposa, sposa, signora mia, che sei melo non piantato da alcuno, e mettesti le radici senza terreno, di’ perchè mai tu abbia la faccia di melagrana (cioè bella). — Me innaffiò un rivolo, e l’ombra mi rese florida, e il jole mi rese bella. Ed ora ho il mio giovine, che di giorno mi mangia con gli occhi, e di none mi stringe al seno. *57