- 169 — neppure un cuor secco, poiché palpita col ritmo del tempo : è bensì un incensiere. No: i suoi echi non sono di edificio disertato dalla gloria chè esso è organo dal quale la invisibile mano della storia come ha tratto trarrà sempre solenni armonie. Mentre gli antichi edifici, cessata la loro vitale funzione, vanno trasformandosi in gallerie e musei, questo repugna alla sonnolenza di siffatta giubilazione ed ostico gli è il passo del pellegrino che suppone di visitare un gran sarcofago Il palazzo ducale com’ebbe vita dal mare e sul mare è vecchio e nuovo come l’onda, è fratello dell’onda non meno che lo scoglio. Scoglio magnifico esso appare, infatti, sul quale si abbatterono terribili i fortunali, da cui il fulgore del più acceso sole trasse scintille, che le più patetiche blandizie lunari scesero a carezzare nel-l’ore capziose dello sfinimento. L’arsura, il vento, il salmastro gli han messo tra le rughe cristallini biancori, gli han dipinto negli occhi fondi austeri ombreggiamenti come a un ammiraglio che mai lascia il comando; ed è da quegli occhi appunto. da quelle finestre, lassù, a «rui» sfolgoranti, che guarda nostalgico alla costa dalmata donde scesero un giorno i fedelissimi per difendere la madre ormai violata. Sui capitelli è scolpita una insigne volontà di vita : aquile e leoni.