204 con-principe, la Nobiltà gli fi raccolfe [Ll° intorno rallegrando/! della fua liberazione , chi con baci, e chi con tocchi di mano, caldamenteefortandolo a dimenticar/! le ingiurie, e ad aver a cuore la patria travagliata; e complimentato a mano a mano, fcefe il palazzo per andar a rivedere finalmente la Caia paterna. Ma fpar-fa per la Città la voce degl’infoliti onori, che gli venner fatti, credendolo già repri/linato nel comando dell’ armi, qua/! la metà del popo- lo , a fluolo a ituolo, fe gli affollò d’intorno , dicendo, non eifer Patrizio pari a lui , ed offerendo le proprie vite in fuo fervigio. Le ciur- /\ me fedeli, che lo feguivano, con al- J \ tra immenfa turba confufa , e com- < polla d’ogni condizion di perfone, fe lo levarono nuovamente con grida efultanti in alto portandolo Tulle braccia dal Cortile alla piazza per • i aver l’onore di tradurlo /ino alla propria abitazione, e quindi rinnovarono le acclamazioni, talché, non pu-^ re il pubblico edificio, e la piazza, ma tutta la Contrada di S. Marco rimbombava del fuo nome. Dal che mof- Ih 205 mo/To effo medeiimo a modeitia , e prudenza, volto/! indietro, comandò a que’, che lo portavano, e gli eran più vicini, di contener/!, e metterli in filenzio. Ma la fufcitata moltitudine, che non ha freno, prendendo anzi dalla moderazione di lui nuovo argomento d’ applaudirlo , anzicchè tacere, fempre più innalzava lo flre-pito degli eviva , tantocchè penl'an-do, che l’autorità del principato ne pote/fe prender fa/lidio, in tuono fo-noro, ma infieme benigno , prefe a /'gridarne la moltitudine , dicendo : „ Figliuoli, o tacete, o gridate viva „ S. Marco