«a mente nelle Venete Iiole ricoverata , ilabili il domicilio in Eraclea poicia in Torcello , ind’ in Rialto , ed ivi fu chiamata Pifani da Pifa Suoi AH-fua patria. Quanto fu chiara in Pi-“4t,# fa per potenza , ed illuilri parentele , lo fu altrettanto in Venezia per con/ìderazione alla nobiltà della fua profapia , ed alla virtù dei difendenti , i quali , in più tempi , più azioni anno dimoilrate o di religione, o di valore, o di amore alla patria . Al tempo del Doge Pietro Orfeolo il Santo fgom-brarono da banditi infeili alla Città una Valle detta Piombiola , la quale era in mezzo quell’ Ifola, che Olivolo anticamente ii chiamava, ed ora Cartello , ed ivi un tempio edificarono dedicato a S. Antonio Abbate , dove pure oggidì fi vede il fe-polcro di Vettor Pifani . Seguirono poi quelli Pifani la Crociata nella Siria , ed ivi a quegli Arabi ufur-patori de’ fagri luoghi prefero , fra le altre lpoglie , una infegna , nella quale era l’effigie di una Dolce, o Zìa Lioneffa. Quindi lafciando iJ primo loro flemma, con cui erano in Venezia comparii , ne innalzarono un’ altro con la immagine di una Dolce bianca rampante in campo azzurro con un motto difotto, nel quale appariva quefto verfo: Dolce morte e acquiftar cofe divine, dopo di che furono fempre Pifani dalla Dolce chiamati. Taluni d’ eflì inappreifo furono dagli antichi Configli del noflro governo utilmente adoperati nel maneggio di trattati di commercio con gli Anconitani, e Puglie-ii, e crebbero vie più fempre in onore dopocchè, nel grande avvenimento della Patria del chiuderiì del gran Coniìglio, entrarono in parte dell’autorità del governo. Ma dirizzando a Vettore Pifani il Suanafd-racconto, nacque egli in Venezia nella t3' Contrada di S. Fantino l’anno di no-ftra falute 1324. Suo padre fi chiamò Niccolò Pifani , e fu Cittadino di chiara fama nell’ armi , ma di varia fortuna; per il che dopo di edere fa-lito per iniigni vittorie a grande riputazione nella patria, e fuori, offu-fcata quella per fatale fconfitta, terminò oicuramente i fuoi giorni. Eb-A 2 be-