I 353 del feguito ancora non erano partiti da quella di S. Fantino. Ed è opinione di Marino Sanuto, che fe nelle ore , che il occuparono in quella funzione , fi foffe prefentata al lito anche piccola armata nemica, come pochi mefì innanzi era accaduto; Venezia, per l’abbandono, edifordine, in che giaceva, aveife corfo pericolo. Fu fepolto il fuo corpo a finiflra dell’aitar Maggiore di quel tempio, dove indi poi gli fu eretto Nobile per que’tempi, e magnifico Maufo-leo in tomba dorata che tutt’ora fi vede, fopra della quale fu inalzata la fua ilatua pedeflre veflita dell'infe-gna del foflenuto poilo di Capitan Generale , e fotto il pieteflallo ila fcolpita in Gotici caratteri la feguen-te ifcrizione: Inchtus hic ViEìor Tifante Jìirpis ahtmnus firmarum ojìilem Fenetum caput aquo-* re clajfem Tirreno jìravit , hunc Tatrio. Claudit, at il/e Bgreditur claufm referans, ubi Brun-dulus altis Stra- • » r 35 9 Stragibui , inftgnis dedutit in ¿quote Brentam Mon heu ? magna, vetat, tunc cum mare ClaJJtbus implet. Era Vettor Pifani di media flatu- Suo ra, di quadra compleffione, e di gra-ve portamento, per le quali cofe potè refi fiere a tante fatiche di guerra sì giovane nei primi militari eièrci-zj , ed efpedizioni , dove s’ indurò negli {lenti, sì nell’età matura, nella quale,oltre gl’interni sfòrzi contro le avverfìtà Cittadinefche , portò il lungo , e duro pefo dell’ attedio di Chioggia. Avea la faccia macilente , ma la fronte fpaciofa, gli occhi vivaci , e l’aria del vifo lieta e ferena , che rendevalo raccomandabile anche a primo afpetto, ed inclinava con naturale tendenza a sè chi Ce gli accollava . Ma più mirabile fu la grandezza dell’animo fuo , che vinte , e fuperò non folo quella di fuo Padre, che pur fu anche egli chiaro Capitano, e dei maggiori fuoi, ma di tutti ancora i Cittadini del fuo tempo, benché ne iìano flati molti d’illuflri, Z 4 e fa- ritrat-ed elo-