FAR - 138 - FAR antonomasticamente alcuni scogli di certe località. I Faraglioni ili Capri, di Acireale. FARE Fare acqua. - Questa espressione si usa con due significati : a) imbarcare acqua di mare da un’apertura prodottasi nella carena (falla o sconnessione tra tavole o lamiere) ; b) imbarcare la provvista d’acqua dolce per bere, per le lavande, o per l’alimentazione delle caldaie. In questo senso si dice pure far l’acquata. Fare cappello, cappotto o cuffia. Lo stesso che fare « scuffia ». Far carbone. Imbarcare la provvista di carbone. Far la cafàrda. - Vedi « cat-'mla ». Far dormiente. Vedi « dormiente ». Fare i franchi. - Inviare a terra a diporlo gli uomini liberi da ogni servizio o lavoro. Far presa. Dicesi dell’ancora quando lia morso il fondo. Far rotta. Dirigere per una determinata direzione. Fare scalo. Fermarsi in un porto per compiervi operazioni di sbarco ed imbarco di merci e di passeggieri. Far scuffia. Si dice di nave od imbarcazione che si capovolga. Far servire. Mentre un veliero è in panna, si designa con questa espressione la manovra necessaria per riprendere la navigazione, cioè il di-spoire nuovamente le vele in modo che il vento abbia su tutte l’azione favorevole al cammino in avanti. Vedi » panna *. Fare la tubiera. - Vedi « tubiera ». FARO. Si dà questo nome a quelle notevoli costruzioni per lo pivi a forma di torre, erette lungo i lidi e talvolta in mezzo al mare, sulle quali si accendono luci molto intense, visibili da tutto l'orizzonte o in determinati settori di esso. Sono le guide notturne dei naviganti nelle navigazioni costiere e negli approdi. La voce de- riva dal nome dell’isola di Pharos dove si ergeva il fanale del Porto di Alessandria d’Egitto, il più celebre ed antico, eretto nel 300 a. C. Uno dei più antichi fari d’Italia è quello di Messina che dette il nome allo stretto. Svetonio ne parla (1° secolo dopo Cristo).. I seguali luminosi di secondaria importanza rispetto ai fari, prendono il nome di fanali. Faro di grande atterraggio. - Si chiamano così i fari la cui altezza sul mare e la cui potenza luminósa sono tali, che il loro avvistamento avviene a grande distanza (da 25 a 40 miglia) dalla costa, e permettono quindi alle navi di riconoscere la terra da lontano e di avere in tempo una nozione abbastanza precisa della propria posizione rispetto al luogo d’approdo. Sono generalmente costruiti sulle punte di terra ed isole foranee. Faro galleggiante o Battello faro. -Si chiamano in tal modo dei piccoli bastimenti, più spesso degli scafi senza motori o semplici pontoni, ancorati in posizione conveniente, i quali servono da sostegno ad apparati illuminanti innalzati in cima agli alberi maggiori. Nei luoghi più riparati si possono usare delle semplici barche-fanali. L’illuminazione dei fari e dei fanali si ottiene con apparati ad olio animale, vegetale o minerale, ad inca-descenza a vapore li petrolio, a gas illuminante, ad acetilene, a luce elettrica con lampade a filo metallico. L’arco voltaico è meno usato perchè poco conveniente dal lato economico, ed il suo uso è limitato a qualche faro di grande atterraggio. Per facilitare ai naviganti l'identificazione immediata dei fari e dei fanali. si usa dare alle luci delle speciali caratteristiche di forma e di colore. Le luci colorate in uso sono la verde e la rossa ( il giallo non è usato perchè si confonderebbe eoi bianco, l’azzurro