SOM - 338 - SOM cipii di fisica, ha ideato un modo di stabilire una via acquea di comunicazione tra l’interno di un sommergibile e l’acqua circostante : una via acquea in istato di equilibrio e quindi di perfetta immobilità,, che rende possibile l’uscita degli uomini dallo scafo, uno dietro l’altro, senza che si produca l’allagamento del compartimento dove essi si sono rifugiati. Consideriamo un sommergibile posato sul fondo, e supponiamo di trovarci in uno dei due locali estremi del bastimento, ossia in una delle due camere di lancio (vedi fig. 78). In un sinistro, è sempre possibde, con la razionale manovra delle porte di comunicazione tra i vari locali, ottenere che la maggior parte dell’equipaggio si riunisca in uno dei due locali suddetti o in entrambi ; e si può presumere che, qualunque sia la parte dello scafo dove si è prodotta la falla, uno di essi sia immune da danni. In questo locale, se la paratia stagna è a perfetta tenuta, l’aria ha una pressione poco diversa da quella « atmosferica » che aveva prima dell’immersione, ossia dalla pressione che regna alla superficie delle acque ; invece l’acqua circostante grava sullo scafo con la pressione corrispondente alla profondità del luogo (dieci metri d’acqua equivalgono ad un’atmosfera). Se si volesse aprire il portello che si trova sul soffitto della camera, non si potrebbe farlo per la forte pressione esterna che pesa su di esso, e, posto che vi si riuscisse, dopo avere con dell’aria compressa equilibrato la pressione esterna, l’acqua entrerebbe con violenza nell’interno della nave e, quel ch’è peggio, tutta l’aria sfuggirebbe attraverso il boccaporto : si produrrebbe cosi l’allagamento totale del compartimento e la sicura morte di quelli che non avessero avuto la prontezza di uscire a nuoto con la bolla d’aria. (Seguire la descrizione guardando la fig. 82). Applichiamo invece a quel portello. con un giunto ad ermetica tenuta, un tubo verticale e cilindrico del medesimo diametro, tanto lungo da giungere con la sua bocca inferiore a poco più di un metro dal pavimento; sotto questo tubo poniamo una vasca di tessuto impermeabile, riempiendola di acqua in modo che la bocca del tubo vi rimanga immorsa. Immettiamo ora, gradatamente, dell’aria compressa nell’ambiente ; vedremo man mano abbassarsi nella vasca il livello dell’acqua, ed il liquido salire nel tubo. Versiamo ancora dell’acqua nella vasca per mantenerla piena, e continuiamo ad immettere aria nel locale fino a raggiungere la. pressione dell’acqua circostante allo scafo. Dell’altra acqua salirà nel tubo, ed alla sommità di questo, contro il portello, si formerà un cuscino d’aria stagnante e compressa. L’aumento di pressione nella camera non sarà di grave nocumento agli uomini : tutt’al più, se fatto con rapidità eccessiva, danneggerà i loro timpani. In queste condizioni, se un uomo, muidto di un apposito apparecchio di respirazione, s’immerge nella vasca, s’introduce nel tubo e salo alla sommità di questo, egli potrà aprire il portello, grazie all’eguaglianza delle pressioni sulle due facce ; ma l’uomo aprirà invece soltanto uno spiraglio per far uscire il cuscino o bolla d’aria sovrastante, e quando questa sarà sfuggita, aprirà totalmente il boccaporto. La colonna d’acqua contenuta nel tubo sarà perfettamente immobile in virtù dell’eguaglianza di pressione interna ed esterna, e costituirà la libera via d’uscita per i naufraghi. Naturalmente occorrerà che questi abbiano preventivamente indossato l’indumento che consente la respirazione sott’acqua. Il Comandante Belloni ha ideato anche un apparecchio semplice e leggiero che risponde perfettamente allo scopo ( vedi « cappuccio Belloni »). Il salvataggio si compie facendo uscire un uomo dietro l’altro in ca-