288 ceppi ed. alla cieca, fenza faper qual configlio li guidaffe, fi fpinfero avanti urtando difperatamente le palate combattendo i burchi, e sforzando i ripari. Vettore ricevè l’attacco mifu-ratamente , ben fapendo , che fpeifo la difperazione la vince, e a palfo a paifo andò fempre avanzando le fue galee , moleilandoli con le baleilre , e bombarde , finché pervenne al porto di Brondolo, dove ilavano Pietro, ed Ambrogio Doria con i più fcielti di loro alla difefa, ed ivi rilafciato ogni freno, e ilrettos’infieme con le fquadre di Federico, e di Taddeo , gli affali sì fattamente coi verrettoni, che attirato il concorfo maggiore a quella parte, l’azione divenne delle più oilinate , e crudeli. L’oilinazio-ne, e la bravura de’Genovefi lottava con il vigore, e gagliardia dei Vene-* ziani; molto fangue fi fparfe dall’una parte, e dall’altra; ma finalmente un’ cfpreifione, che ad alta voce , e con ' trafporto fece Vettore a’fuoi, dicendo, che piuttofto volea in quel giorno con gli altri morire, che cedere un paffo all’inimico, fece, che la fua gente di marina fopra la quale avea mira- 289 mirabile accendente, precipitaiTe con impeto tale contro l’inimico, che le galee Genoveii furono aflrette a cedere, e ritirariì l’una dietro l’altra, preffo il moniftero di S. Michele . Andata la fama di quèfle prove di Gli vien valore del Piiàni al Campo della Lo-va , e da quefto a Venezia, non iì Governo la può credere , quanto per tutto il ce- oppugn:j: lebraffe la fua virtù. E Siccome flava dondolo. il Senato, e tutta Venezia in fomm’ attenzione d’ogni fucceifo, ed in molta fofpeniione, e tema, che una volta poi gl’inimici trovaifer modo allo fcampo , non effendo per anche del tutt’otturata l’apertura di Brondolo , com’ era quella di Chioggia ; tanta fede, con tante azioni s’era Vettore attirata dall’univerfale, ch’effendo in età troppo cadente il principe , e •troppo lontano per iflituto di vita dalle cofe militari , nè feorgendo in alcuno degli altri Comandanti quella * feienza della fortificazione , e quel zelo , che abbaflanza erano fiate in lui conofciute nella difefa di Venezia; ad eifo folo, con affoluta poteflà, ed arbitrio, fi riferbò l’onore di quell’ imprefa, che fenza dubbio era la più T dif-