SVIZZERA quelli della Svizzera tedesca guardavano a Monaco. È appunto in quella città che Haller iniziò il suo tirocinio di pittore. Egli cominciò a lavorare da Stuck, indi, dopo un breve soggiorno a Roma, si recò a Stoccarda dove seguì le lezioni di Kalckreuth. Ma nè l’uno nè l'altro dei due maestri seppero infondergli quel fuoco sacro che deve animare una vita. Sballottato, incerto, Haller si sarebbe lasciato andare alla deriva se non fosse stato sostenuto dal signor Teodoro Reinhart di Winterthur che ne intuì le doti. Grazie a lui, potè tornare a Roma dove lavorò per sette anni. A poco a poco, quasi inconsciamente, qualche cosa si evolve in lui che lo spinge, nel 1905, ad abbandonare la pittura ed egli riconosce che a sua insaputa è la scultura che da tanto tempo 10 chiama, che essa sola gli permetterà di esprimere in modo soddisfacente 11 suo amore per la forma, e in modo speciale per la forma femminile. Due anni più tardi è a Parigi e mentre Rodo si lascia guidare da Ro-din, Haller prende come esempio le opere di Maillol. Quando si stabilì a Zurigo in modo definitivo, nel 1915, « la sua arte — così scrive Pierre du Colombler nel sagace studio che gli ha dedicato — ha preso la sua forma definitiva ». In dieci anni egli ha potuto rendersi padrone di tutte le risorse dell’arte sua. Non gli resta che lasciar nascere, giorno per giorno, il poema in cui canta, come Pradier, la bellezza della donna. Una data bellezza, una data donna, una data forma femminile che s’avvicina a quella delle statue egiziane. Un certo suo modo di distribuire le ombre e le luci dimostra quanto egli debba ai suoi studi pittorici. Nel suo modello fremente passa il brivido della sua sensualità. « Haller — conclude Pierre du Colombier — ha sdegnato la smorfia della falsa grandezza e ha dimostrato di saper giustamente apprezzare una qualità che i nostri avi stimavano sopra tutte e che è fra le più rare nell’arte moderna : la naturalezza ». Per questo, insieme ad Amiet, e come fu già per Hodler, egli è restato un giovane fra i giovani. Inviando a Venezia un complesso delle opere dei due artisti, la Commissione delle Belle Arti ha inteso dare un preludio all’esposizione dei giovani che il padiglione svizzero riunirà nel 1936. DANIEL BAUD-BOVY — 368 —