263 grave, e aH’inefperienza del Principe delle pratiche militari nella generale rattegna. Le galee furono ritrovate afcendere al numero di trenta-quattro, i ganzaruoli a’felfanta, due gran Cocche, o liano Marciliane, che furono molt’ottervabili in quell’attedio , e delle barche di tutte le dimeniioni, e figure, dalla più grande arrivando lino ai palifchermi, fe ne contarono alla fomma di quattrocento; rellando, nondimeno, pretto poco, e di Cocche, e di Galee, e degli altri legni minori , preludiati i ripari al Lido, a S. Marta, ed all’intorno della gran palata, che cingea la Città , com’eran prima, fenz’alcun notabile lcemamento. Dall’ efercito del Cavalli , levò alcune bande di truppe per dittribuirne conveniente numero in prelldio alle galee, e per gli sbarchi occorrenti, comandate da due Generali foraftieri , preii al pubblico fol-do, Becco da Pifa, e Niccolò Gallicano ; e fatto rimaner Giacopo alla cuttodia delle fue trincee, convocati i capi dell’armata aconlìglio, dinan-z’il Doge, lì ttabilì di dividere l’armata in tre parti. La vanguardia fu data a con- 2 a condurre a Vettor Pifani in compagnia col Cavalier Giuiliniano con quattordici galee, e le due Cocche, con ordine , che andaflero innanzi per piantarle, fe foiTe loro flato poilibi-le , in bocc’ al porto di Chioggia , per chiudervi dentro l’inimico. Alla tefla della retroguardia Fu pollo Federico Cornaro con altre dieci galee ben equipate , acciò guardaiTe i Canali, che fi lafciavano alle fpalle: ed il Doge fi tenne in mezzo il corpo di battaglia con la parte più forte , e la più fcielta foldatefca , e con i legni da carico, le munizioni da bocca, e da guerra , e la flotta minuta guidata da Giovanni Barbarigo ; ed ivi fatto centro di tutta l’armata, da quello doveano partire , alle occalio. ni, gli ordini opportuni ai varj di-ilaccamenti , ed i foccorli in cafo di bifogno. Sciolto il congrelfo, ed efe-guito il riparto, fi alfiftè ad un’altra mefla folenne nella Chiefa di S. Niccolò di Lido, e benedetta dal Vefco-vol’armata, confuoni, e fella, fciol-fe l’ancore, e fai pò verfo Chioggia. Primo a levarli fu Vettore, dietro a lui fe ne andò Tadeo Giulliniano ,