SALA XXXIX. MOSTRA INDIVIDUALE RETROSPETTIVA di LIBERO ANDREOTTI (1877-1933). Commissione ordinatrice : S. E. FELICE CARENA, Accademico d’Italia ; 8. E. FERRUCCIO FERRAZZI, Accademico d’Italia ; ALDO CARPI, Professore alla R. Accademia di Brera. Tre sono le ragioni di questa mostra. Prima di tutto, l’arte e la fama di Libero Andreotti. Poi la riconoscenza, immagino, di queste Biennali a un artista che dal 1905 al 1932, cioè fino all’anno avanti la morte, sempre a esse ha affidato il meglio dell’opera sua e sempre le ha difese e aiutate con la sua esperienza, autorità e rettitudine. Infine il visibile influsso dell’arte e anche della maniera di lui su discepoli e imitatori, perchè egli è stato non solo un artistia originale e fedele a se stesso, ma anche un maestro cordiale e instancabile, amatissimo dai giovani e superbo di questo amore che era la patente riprova della sua originalità e del suo carattere schietto e pieno. Ai giovani dispiace nei maestri il carattere mobile e pavido e più che mai dispiace ai giovani di adesso i quali, ammiratori della franchezza e dell’energia, sentono quanto limpidamente l’animo si rifletta nell’arte e come uno scultore si confessi anche modellando la figura d’una Madonna o il volto d’ una donna. Nello studio che a Firenze nell’istituto d’arte è stato per dieci anni deH’Andreottl, 1 colleghi e gli allievi di lui hanno pochi mesi addietro murata questa lapide : « Qui ebbe studio — lo scultore Libero Andreotti — ai giovani — maestro amato e temuto — all’arte — inflessibilmente devoto — fino all’ultimo respiro ». Era un toscano, di Pescia in Lucchesia, nato nel 1877. Essere toscano significa, nell'arte, nelle lettere o nella scienza, credere nel mondo reale da cui siamo circondati e del quale siamo il sicuro centro noi stessi, credervi come in una cosa certa, in un appoggio concreto e in una guida infallibile, studiarlo dunque con amore, finezza c fermezza per finire a dominarlo, cioè a limitarlo, disegnandolo, quando s’ò artisti, o, di profilo in profilo, modellandolo : popolo, in arte, di scultori e di disegnatori prima che di coloristi i quali sono pronti a perdersi nelle illusioni della luce e nei giochi dei riflessi. Naturalmente, su questo fondo solido e comune ogni natura di scultore s’è svolta liberamente : Jacopo, grave, semplice, robusto e magnanimo ; il Ghiberti, delicato, primaverile, armonioso e Donatello, ir-rucnto, nervoso, sintetico, ogni anno più doloroso e drammatico. Andreotti — 162 —