SALA XXXIX li adorò umilmente tutti e tre come le sue divinità, della sua razza, e li fece conoscere e, passo passo, studiare dai suoi allievi. Da Firenze era andato a Milano, da Milano a Parigi dove è rimasto otto anni fino al 1914 e alla guerra. Parigi che era ancora la viva e calda metropoli dell'arte europea, lo confermò nella persuasione che l’arte o è un mezzo di comunicazione tra l’artista e il suo pubblico, il modo più diretto per parlare a questo pubblico e convincerlo e commuoverlo, o è un vano esercizio di incapaci raccolti, per paura della vita, in chiesuole tra fumi di parole e litanie ermetiche. Se là egli avesse dimenticato le sue qualità native e la sua discendenza toscana, sarebbe diventato un semplice produttore d’arte alla moda, il cui nome dura quanto la moda. Ebbe la fortuna di trovarsi a Parigi negli anni in cui lentamente saliva alla luce la fama del meridionale Bourdelle e della sua scultura ispirata alla monumentale sobrietà dei romanici ; e questo esempio lo aiutò a perdere quel tanto d’impressionistico che si vede nelle sue prime e rapide opere del periodo milanese, e a tornare senza incertezze alla nervosa e incisiva magrezza toscana. La guerra lo risospinse in Italia, nell’ora in cui 1 caratteri e gli spiriti nazionali riapparivano alla superficie come nelle malattie fanno le forze latenti d’un organismo e tra lo stupore del medici lo salvano. Più tardi, sùbito dopo la guerra, nell'universale ricerca d’un ordine, d’una disciplina e d’un assetto stabili, che noi Italiani abbiamo riconquistati prima d’ogni altro popolo, Libero Andreotti trovò attorno a sè il consenso di quelli che a questa certezza e salvezza volevano dare fondamento Italiano, senza possibilità di confusione ; ed ebbe la sua cattedra a Firenze nel Regio Istituto d'arte. Tutte le sue sculture ormai dall’osservazione attenta ed acuta del vivo giungevano allo stile : quasi tutte statue di donna. Poi vi chiuse dentro un dramma, come nella targa di pietra alla memoria del ginecologo Giuseppe Resinelll che è alla Maternità di Firenze ; come nel bronzo del Perdono che è a Roma nella Galleria nazionale ; come nei due monumenti ai Caduti in guerra di Roncade e di Saronno, che sono forse i più originali e solenni dei nostri monumenti di guerra ; come nella statua della Pietà per la Cappella alla Madre Italiana in Santa Croce di Firenze (e qui se ne espone una versione nuova) ; come nel Cristo risorto sotto l’Arco di Trionfo, dell'architetto Marcello Piacentini, a Bolzano. Negli ultimi anni s'era dato al ritratto, e qui se ne vedono undici, d'una sicurezza e varietà d'interpretazione e d’una nitidezza di modellato, nervoso e respirante, che provano quanto, In piena maturità, gli fosse cara l'osservazione diretta della vita. — 163 —