FRANCIA Di quest’epoca si vedrà, nel Padiglione francese, la Pesca, dove si ritrovano ricordi di Rubens e di Steen : II mazzetto di peonie, La piccola odalisca e lo schizzo di Cristo Ira gli angeli. Da questi inizi si rilevano tuttavia parecchi tratti originali : Manet modella par à plats, egli sopprime le mezze tinte ed i passaggi ; insiste sui contrasti d’ombra e di luce, dipinge con una pasta fluida e solida insieme in una gamma un po’ scura. Zola, che celebrò Manet — e del quale questi fece il ritratto, esposto alla Mostra ottocentesca — pretese più tardi, che La colazione sull’erba fosse il manifesto della scuola « du plein air ». A dir il vero le opere di Manet e di Renoir, dipinte dal 1885 al 1870, meglio meriterebbero questo titolo. Gli impressionisti subirono, nei loro esordi, l’influenza di Manet, ma in seguito, le proprie esperienze modificano la sua maniera. Essi trattano gli stessi soggetti, le scene di canottaggio ad Argenteuil, le scene di Caffè concerto e di teatro ; cercano gli effetti di movimento, amano le composizioni vivaci. Manet, dopo il 1870, rischiarò la sua tavolozza, adoperò 1 tocchi senza rinunciare, in alcuni suoi ritratti, come quello di Madame de Callias, ai vivi contrasti. Si potrà seguire questa evoluzione nelle opere qui esposte che vanno dal 1870 al 1883. Manet è stato uno dei pittori più pittori che sieno esistiti. La sua Mostra retrospettiva parigina del 1932 ha mostrato la bontà del suo metodo e non fu affatto estranea a questo ritorno alla tecnica che ora si va constatando in taluni artisti. Manet morì quando gli impressionisti si forzavano a rendere tutto il prestigio della decomposizione della luce. In nome dell'idealismo, alcuni pittori, raccolti attorno a Puvis de Chavannes e a Gustave Moreau, trattavano scene prese dalla favola o uscite dalla loro fantasia. Alcuni altri, i « nabis », ammiratori di Gauguin, volevano ridare alla pittura il senso decorativo. Georges Desvalllères è uscito dalla scuola di Gustave Moreau, si è consacrato alla pittura religiosa, ha introdotto nelle sue opere una specie di tormentato lirismo, 1 suoi quadri sono pieni di barbagli sfolgoranti, mentre fasci di colori puri inducono alle più violenti emozioni. Pierre Bonnard e Edouard Vuillard hanno appartenuto al gruppo dei « nabis » ma hanno approfittato dell’esperienza deH’impressionismo. Vuillard è un intimista, nessuno meglio di lui sa rendere lo sfarfallio della luce sulla seta di una poltrona, sui fiori di un mazzo, sul disegno d’una tappezzeria. Bonnard si compiace delle chiare note di un interno come dei luminosi incanti del paesaggio. Le loro opere raggiungono il massimo della raffinatezza; per essi la natura non è che un pretesto. Noi constatiamo, in pittori fra loro assai diversi, lo stesso atteggiamento — 280 —