205 MDXXXl, NOVEMBRE. 206 de fate far per la Maestà de l’imperator e re di Spagna. Vien de lì sier Nicolò Grioni qu. sier Simon, citadin nostro, con uno memorial di le mercliadantie bisogna portar in Carthagenia per falla contratation. Le nove che de qui habbiamo, facilmente la Sublimità Vostra le debbano sapere, come di sopra ho dechiarito, che da zercha do mexi, pocho più o meno, che il signor dom Alboro dal Mazam, ca-pitanio di 11 galie sotil, et il signor don Cabrici, nievo che era dii quondam signor conte di Capera, capetanio di 10 galiote et altre 10 fuste di remi, capitanei di la Cesarea Maestà e dii re di Spagna, ambidui furono, per mandalo di la Cesarea Maestà di la imperatrice e dii suo excellentissi-mo Conseio ha Orano, a quello dieno, per lenire saputa in che stato stavano la guerra nel ditto regno di Tramisem che fanno el fiol dii re con ditto favor de arabi al dillo suo padre, come ho dillo. E poi gionti ditti capetanei in ditto porlo con dilla armala, mollo presto fezeno partita, dimostrando rilornarse donde stavano, fenzendo el capilanio, di Bona. Et quando si atrovorono in dromo di ditto locho, determinorono ditti capetanei di meter di le genie, erano in dilla armata, in terra, a fine che se relirorno con dilla armata ha zercha di terra, et fezeno dismontar zerta zente, de modo che dilla zente se apresenlorono a le porle del dito locho. E dicono, per una porta li cbristiani di ditta armata in-travano, per 1’ altra insivano fora li mori che erano dentro dii loco, et non hanno lassato dentro se non cose di velame di pescar. E come sonno fermento et oio, de che si jutlieha, poi che non fu contrastato ni fato defeussiorj de arme, che forno per parte et concordia dii ditto re di Tramissem, overo dii fiol, perchè la Maestà di la imperatrice li diano soccorso. Non si polo saper la certitudine per che parte sono, et posedeno ditto loco di One con bona guardia per la Cesarea Maestà di la imperatrice. E da poi ditti capetanei furono con ditta 93 armala più al Ponente in ditta costa di la Barbaria-ha un loco nominalo Targa, et l’anno sacheggialo. E per la nova che ebbeno, come el capitanio Zu-deo lurcho erano arivato a le isole d’Eres con armala di velie . . . . , in che dicono alcuni essere 6 et alcuni dize 3 galle, il resto fuste grosse, molto bene cargale di artellarie e di zenle, e che preseno una nave francese, nominala la Bretinola, caricha di arlellaria, che andavano a Orano. Subito si partirono de lì per (erre de cbristiani per li porti, parendo stiano più securi, el lassorono dilto locho sachegiato ha beneficio di natura, di modo eh' el dito capilanio Zudeo ogni giorno fanno mollo processo sicome signore de questi mari, per causa di la pocha provision di armata si fanno contra di lui, carne il presente latore a boeha darà ampia informalione dii lutto. El volendo scriverli si scriva per via di Roma. Copia di una letera di sier Alexandro Bon-dimier capitanio di le fuste, da a S. Maria di Veruda, a dì 23 Marzo 1531. Narra una grandissima fortuna abuda. Gionto il pan, mi levai da Pyran et andai a Santo Andrea di Ruigno, et per il syrocho mi afirmai lì con uno grippo, dove erra il biscotto. A borre 24 asaltò una sì gran fortuna e sì teribile, che mai fu vista di tal sorle, che su le 6 bore di note comenzó li navilii andar in terra et, di 7 che eramo, io solo ho scapolato, ma prima per virtù de Dio, poi per il bon navilio ho sollo, che certo è gaiardo. E su le 7 bore criti andarmene, perchè una carachia schiavonescha, qual era sorta, per prova mi vene adoso e mi ha sehavazato el spyron et zercha remi 40, el fece altri mali, mali bucalari el zove da pope inganlo, ma tutto conzerò senza spoxa di la Signoria, da i remi in fuora. Il pan erra tutto aqua; l’ò fato cavar di gripo roto e distender per il convento di quelli frati di Santo Andrea, et ho lassato homeni 3, che dì et notle va melandoli nel forno e lo sugano. Spero che non si perderà più di 4 o 5 miara. lo son nasuto un’altra fiata, e assà navili sonno periti. Secondo eh’ io vo avanti, vedo navilii per le spiaze, cosa che mai fu più granda, e dii fondi dii mar à cavalo ligni doropodi, e li pessi tutti gitali tra terra, e cavando di sora li era stà butà dal mar do albori e do caramalli. El bogiva el mar come fa una caldiera di aqua con cenere al focho, che lutto si mesia. Erra pioza e tempesta di sorle che se rompeva il viso. E cussi si siete tutta la note in tal angose con veder la morte a la gola. Li frati dice che l’è 40 anni che sono li el mone-slier, nè mai hanno vislo tal cosa. Li ha roto el mar el muoio, lutto portà via, de gasi grandi comme sonno le nostre gondole, rotte le sue barche, faloli tanto danno che chi non 1’ à visto non potria mai creder. Hor, Dio sia laudato, io son scapolo e vado verso Zara, e in 8 zorni mi aseteró il tutto bene. Questa lettera scrisse a sier Aguslin Bondimier suo fradello.