173 la causa ; si dice per cause privale di certo Stato eh’ el comprò in questo paese, e a le cose di uno suo fiolo, a cui havea lassalo questo Stato. Lo am-basador dii re Zuanne che hebbe già il salvocon-dutto per via dii re di Polonia e dovea venir in Spira, e non se fa più la dieta in Spira, et il sal-voconduìo non vai, sictiè non si sa s’il venifià più qui o in Ratisbona. Questa praticha di accordo, rimessa al re di Poiana, va sì lenta, che poco si spera di conclusione. Gionse a dì 2 qui 1’ arcivescovo di Brandizo nontio pontificio, vien da Spira, dove è slato molti zorni apresso il re di Romani aspelando Cesare ; I’ ho visitalo et usato bon oficio etc. De li conflili Ira Svizari et vilorie de li calholici conira zuigliani non scrivo. Si ha per diverse vie, il duca di SaXonia ha per tutto il Stato suo ordinato e confesso che si debbano celebrar li diversi oticii tutti come prima, et ha electi 4 comessarii che con diligéntia invengino quanti beni siano stali tolti a li monastèri et ehiesie; vole sia restituito il lutto. Ila ancora dato uno judice, il qual à a comaudar et fare eh« si mandi ad execulione quanto sia provalo da questi 4 comessari, et lutto quello che si trarà di tal beni et entrade ecclesiastiche exequir il voler di Cesare. Si questo è vero, come si crede, se intenderà presto, e si poi sperar, con la viteria di Svizari, eh’ el signor Dio tandem respexerit fides (sic) sua et voia proveder a le cose di la religion sua, cosa notabile a Cesare. Per la Irata di tormenti di Sicilia per Venelia ho parlato col signor Comanda-dor maior, et ho dato il memorial: questa Maestà desidera gratificar la Signoria nostra, et atento l’oliato oflìtio ha fato l’oralor Cesareo, è a Venelia, con sue letere de qui, sichè spero di Oleniria. 79 Copia de una lettera da Bruxelcs, di 6 novembre 1531, scritta per Mario Sovergnan a domino Constantin suo fratello. Il serenissimo re di Dacia, cugnato di questa Maestà, che è stato alli giorni passali nella provintia di Ilolanda, expelando prospero et felice vento per la navigatione sua, più longamente et con maior danno che voluto et desiderato non havriano li patroni, è più finalmente con una armata di cercha 20 navi grosse partito, liberando Ilolandia di uno gravissimo peso et le altre provincie circumvicine di non picólo suspetto. Et ha seco condulto da 10 mila fanti todeschi, 7000 de li quali paga et promette di tempo iii tempo di dargli il stipendio loro, il resto sono venturieri che hanno ad esser li primi al 174 combattere, et si hanno a pagare, come alcuni dicono, sopra il ducalo de Olsatia, che è posto nel collo della Cymbrica chersoneso, overo Denamareh, il quale suole essere sempre dii figliolo dii re più propinquo, come è il Delphinalo in Pranza o il ducato de Calavria nel regno de Napoli, et fu occupalo et si tiene al presente per il tic (sic) del ditto serenissimo re che si fece signore. Queste gente conducono seco gran numero de donne et putì loro, non tanto perchè è tale il costume suo di menarsi la faine-glia sempre, anco nella guerra, drieto, quanto per la speranza et desiderio che tengono di restare nel paese et ne li lochi donde scazierano li re-belli dii re loro, facendo una nova colonia, come han fatto anliquamenle li Svevi et molti alili po'-pulì de Germania, òt perché il paese loro non era capace di tanta mùllitudine in che erano cresciuti, et per desiderio de trovar miglior patria, lassate le proprie case, si sono tulli mossi et expulsi in altra natione della sede sua, fermatisi nella provintia loro, il che faranno bora per aventura questi Ìanzchenechi se una cosa sola non manca al re, che non è perhò picéiola, zioè li danari per il stipendio di 4 o 5 niexi. PèrcioChè la nobilità et quelli populi, scaziorno il re, et che gli sono stali inimici, intendendo la venuta sua, hanno faclo genti et munite alcune terre, ne le quali pensano de retirarse et lenir el re tanto lungamente nella op-pugnalion di esse occupato, che, mancandoli danari, sia necccssilalo permettere a lo exercito il vivere a discrelione, la quale usano si destramente li soldati del nostro tempo, et specialmente questi che sono stati in Italia che hanno imparati da li nostri a rubbare, sacheggiare, brussare, et a non lassare infine o pretermeler alcuna sorie de crudeltà et ter-meni per trovar danari, che non dubitano li inimici del re, òhe sentendo la lori) insolenti:« quelli populi, a’ quali non solo la guerra non è penetrata ma forse neanco la voce o la fama di essa,, non debano Subito abalianarse alla /»arte regia et con-giongerse con l’altra alla deslrutione di quello exercilo, et in questo modo ottenir l’intento suo. È ben vero che non si crede che ditto re sia senza alcuna summa di danari et chi; Cesare sia per mancargli di sumministrargli qualche aiuto, ancoraché Sua Maestà non si curasse che facesse questa ?9* impresa, dubitando che li populi soi et Stati non se infetasseno del tutto della heresia lulherana, di la qualle esso re è macinato, et si sconcigliasero più che sino hora, sì che poi fusse al figliolo più difficile la recupera (ione de li regni sui, il quale se- MDXXXI, NOVEMBRE.