101 MDXXX1, NOVEMBRE. 10-2 Di sier Vetor Diedo, baylo, et Consieri, di Napoli di Romania fo lettere, più fresche di le altre, ma non dice il zorno fo di septem-brio. Avisa aver nova a dì 22 sier Piero Zen, va orator al Signor lurelio, era in Andre, et havia le galle Irovà una fusta.......Scrive haveria ad avisar molle cose, ma non ha zi fra. Et saria bon, quel rettor havesse una zifra. Et hessendo zonlo il suo successor, si risalva a dir a bocha. Di Candia, di sier Francesco Pasqualigo provedador di V annoda, di 7 setembrio, date in galla nel porto di Candia. Scrive come l’ultime sue fo dii Zanthe, poi alli 29 dii pasato se partì de lì per acompagnar le galìe di Alexandria insieme con do altre galìe soracomiti sier Zacaria Barbaro et sier Andrea Duodo. E navegando, a dì 30, acostato fra Cavrara et Sapientia, vedesemo in Portolongo 3 albori de galìe, dove sì avioe, et li vene conira una fusta di banchi IC con le insegne di Rhodi, a la qual li diman ló dove l’era. Rispose, esser 6 galle, 4 di la Religion di Rhodi, capitana messer Bernardo Salviati, et di le do capitanio messer Jacomo Grimaldo. Su la qual fusta erra uno ferier nominalo fra Gioan de Villalorla, qual erra patron di la galìa capetania, al qual li intimoe si havesse a levar di questi mari e dicesse a quelli capilanei si levasseno, altramente non poteva far di meno di usar le forze di la illustrissima Signoria. Rispose, era ben notto a tutto il mondo la causa granda che haveano di andar contra tutti infedelli e turchi. Esso provedador disse che la illustrissima Signoria erra in bona pace con il serenissimo Signor turcho, e non si volea tollerar che dinanzi alli nostri ochii li fosse inferilo danno. Rispose, non erra per far danno de lì. Hor li replicoe, dovesse andar a dir alli capetanei si levasseno, e cussi promesse che’l faria. Et scrive, si expedì di tal fusta, per non esser sta scoperto da terra ferma, per molti rispetti, 46* di averli parlalo, et si avioe alla volta di mar a ritrovar le galìe grosse. E cussi tulli zonseno di qui in conserva ; ma prima a Gerigo, di le galìe erano a la guarda, tulsi do, sier Jacomo d’Armer et Zuane Gliciano (Glivani) da Rethimo. Le altre tre candio-te, che lui lasoe a dilta guardia, di ordine di questi reclori erano andale di fora via di l’ixola verso Cao Salamon per ritrovar una fusla de christiani, armata a Mesina, patron Piero Dieso porlugalese, la qual à messo in terra su l’isola e fatto carne in do volte, preso una barchetta, e tolse alcuni cordovani, etiam da uno altro navilio una botta de vin e alcune peze di formazo. Et ditta fusta fo trova | da le galie e presa, e li soraeomili hanno inviato de qui alcuni scapoli erano suso, e li rectori principiò a far il processo, el, zonlo lui provedador de qui, mi feceno lezer, dicendo, tal cargo aparteniva a me, e si va drio formando ditto processo. La fusta con le galìe si aspetta di bora in bora ; zonta sarà, si compirà di formarlo e si larà poi juslilia, e la copia si manderà alli Avogadori. Scrive, à pocho pan, il qual con gran falicha li ha fallo. Di danari di la lansa dii clero, eh’el credeva loehar dell, non zè nulla ; prima, di la tansà prima domino Piero Landò zeneral gi fè dar li danari di quella e lassò la Camera li scodesse, e di la seconda, domino Ili-rotiimo da cha’ da Pexaro zeneral scrisse si dovesse far di ditti danari 700 arzieri per l’armada, e cussi è sta dispensadi li danari : vederà li conti. Et si trova in grande affanno, nè sa che parlido prender. Dii ditto, pur di 7 setembrio, in ditto porto. Scrive, a dì 27 zonse a la Fraschia el galion capitanio domino Bertuzi Contarmi, el ha inleso da sier Hironimo da Canal, viceprovedador di l’armada,de li armizi li è slà mandali. El scrive, staremo qui per pan forsi zorni 40, che liaria volta in questo tempo tutto 1’ Arzipelago. Scrive aver mandi 300 ducali a la Cania, dove è molini, con la galìa domino Jacomo d’Armer e sier Bernardin Polani di la Canìa, e farà blscoti. Fu posto, per li Savii d’ acordo, una lettera a l’orator nostro in Corte che, essendo morto il reverendo episcopo di Puola legalo, stagi aleuto eh’ el papa non volesse mandar per legalo qualche Cardinal o altro gran prelato et, inteso, debbi parlar al papa non è di far questa molion per le cose turche-sche. Ave tutto il Conseio. Fo lelo prima la parte presa di far la nomination di vescoadi, mancherà, per questo Conseio. Fo leto uni lettera dii cardami Pisani, di 17, di Roma, scritta a sier Antonio di Prioli procuralor suo cugnado. Come ha parlato col papa, qual li ha ditto che, dando la Signoria li posessi di vescoadi, Soa Beatitudine sarà contenta conferirli la denomination di altri episcopati che vacherà, et che esso Cardinal disse : n Pater Sante, volè vu che scriva alla Signoria ? » Disse: « Scrive vui quel che volè, ma non in nome nostro y>. Con altre parole. Fu poi posto, per li Consieri, excepto sier Pandoro Morexini et sier Hironimo da Pexaro, è ca-zado, Cai di XL, Savii dii Conscio, excelto sier Daniel Renier, et Savii a Terraferma, excepto sier