489 MDXXXI, FEBBRAIO. 490 Seconda. Che l’ha notalo tra li libri pulitici a debito dii Dominio 200 scudi esser sta dati a uno gentilomo Grisan, et tamen lui li retene questi per sè et li robó. Tenza. Che in saldar svizari a la sua licenlla et lanzinech 1’ ha robato bona summa di danari pulitoci. Quarta. Che se li capitanei Vandervalde et Bor-ge volseno una paga servita solo Pavia, lui li tolse bona summa di danari et convertì in suo uso senza meter a conto dii Dominio, col colateral. Quinta. Che mai volse far capo domino Nicolò Belenzon sguizaro, fina che lui li promise di ftr un presente da gentilhomo, et lui si relene de li soi danari scudi 200. Sesia. Che I’ ha robajo ne le paghe di sguizari, facendo agionger page morie in queli, con parteci-pation dii colateral. Septima. Che da poi quele page sopradite, el comandava esser azonti nel numero de sguizari et lanzinech 15 et 20 page, et roba va questi danari, over li consentiva a li capi per poter far lui di le altre robarie, sicome ne le page precedente, insieme con il colateral. Oliava. Che ’1 pagava infiniti fanti italiani di più di quelo erano in esser, con inleligentia dii colateral. Nona. Che ’1 leniva in caxa sei pifari per le sue delitie a page dii Dominio, in loco di fanti de fac-tione. Decima. Che fina il suo mulalier havea due page per paga di sua scienlia fino compila la guerra. Undecima. Che ’1 teniva servitori in caxa et faceva haver paga de alabardieri. Duodecima. Che l’ha robato’molli cavati da soldati che fugivano dal campo, senza meterli a conio ; di la illustrissima Signoria, essendo lui provedilor in Verona. Decimalerza. Che con sue man proprie relene Cesare da Martinengo capilanio, dii qual hebe scudi 100, et queli tenne per sè, senza meler a conto dìi Dominio. Decimaquarta. Che ’1 mefeva a conto dii Dominio haver speso molti danari in spie, et tamen notava il falso, lenendo per sè li danari. Decimaquinla. Che olirà tute le robarie et falsità commesse, 1’ ha vicialo le partile nel suo libro in bona summa di danari, a danno dii Dominio. Decimasesta. Che l’ha pagato a Antonio svizaro una boleta di taie. Decimasetima. Che l’ha robalo il salario di uno mexe di più di quelo l’havea servito Provedilor zeneral. Decimotava. Che l’ha tolto le utilità incerte dii capitaneato di Verona, eh’è proibito torle, per parte. Decimanona. Che l'ha agionto salario al colale-ral et altri di la banca, il che non poteva far. Ventesima. Che l’hebe di beni di Paulo Luzasco ribelo, et simìlìter di Antonio dal Desenzan edam rebelo, quali doveano esser posti nel Dominio. Ventesimaprima. Che ’1 trasse biave di Verona, over dii terrilorio al tempo di la guerra et di la penuria, non temendo le leze, nè le forche, le qual lui voleva che fusseno temute da altri. Ventesimaseconda. Che ’1 tolse da la riviera di Salò ducali 1500 per causa di robarli. Ventesimaterza. Che l’ave ducali 400 da la riviera d* Iseo per la causa sopradila, el queli restituì. Venlesimaquarla. Che ’1 preservò il comun d’AI-zà, per haver danari da Ihoro, tamen lui Io concesse poi al conte di Caiazo, il qual hebe scudi 1000 et poi lo sachizò. Ventesimaquinta. Che 'I preservò tre valle et i suoi comuni, da le qual el robò et cavò danari, et questo insieme con Zanin Borella. Venlesimasesla. Che 1’ bave presenti da private persone molti, el da comuni di diversi lochi sine fine, con inleligentia di Zanin Borela. Venlesimasetima. Che l’ave danari da Zanin Bo- 239* rella, solo nome di fen come haveano li altri capi. Ventesimaotava. Che I’ ha tenuto cavalli 40, et 11 muli, olirà la sua commission. Ventesima nona. Che l’ha lenulo cari a le spexe di poveri comuni, et che’l li fece depenar da la lista, quando missier Zuan Dolfiu vene provedilor generai in campo. Trentesima. Che’l comandò esser levato uno mandalo falso de dui carri morti, el con quelo pagò uno suo debito con Bortolomio Vigaso sindico dii terrilorio di Verona. Trentesima prima. Che ’1 teniva guastadori vivi a li soi servici, a page de comuni, et cavava danari da nomi de guastadori che non erano al mondo e nome fenli. Trentesima seconda. Che ’1 fece levar uno altro mandato falso di due carri, uno de Antonio Svizaro suo capo di alabardieri, reo absente, et uno altro a Zuan Francesco Laurelio, reo relenulo et presente. Trentesima terza. Che 1’ ha habulo pur assai condulure a spese de comuni per le sue facende. Trentesima quarta. Che li exalori di le angarìe di Verona hanno pagato per lui, per biave et robe ♦