385 MDXXXI, GENNAIO. 386 uno dotor dii studio de Padoa* vengi a Roma per causa dii matrimonio, dd die il Papa è contento se mandi. • 187 Di Roma, a li 15 de Genaro 1531, al signor duca di Manloa. . Venere proximo fu fallo concistorio ; più per la causa matrimoniale de Inghilterra, che per altro; se dubita che ne nasca qualche gran scandalo, che anglesi vedendo la senlenlia venergli conlra, non aspelerano che sia pronunciala, ma protesterano et leverano l’obedientia a la chiesia, eh’ è molto, et che ne naserano voluntà. È venuto qua un perso-nnzo, qual dimandano 1’ excusatore, el dicono esser mandato dalli populi ad excusare il re se personalmente non compare come s’era offerto, che loro ne sono causa, non volendo che per tal conto el re si parla dal regno, el vorebbero lirare la causa di là ; anche hozi è stalo concistorio per la Madama, causa ove si è mollo disputalo. Anglesi dicono che dal Collegio di reverendissimi cardinali et da Nostro Signor hanno licenlia de poler cercare advocati per Italia a loro satisfatione. Li reverendissimi negano haverli data lai licenlia, et gli hanno data dilatione per lutto questo unexe a provare quel che voglino et possono, et fra le ferie el feste scorerano da zerca 20 giorni; fra quel tempo poiria ritornare l’ambasciatore che li mesi passali parli per Anghiltera, qual forsi portarà la voluntà dii re, el potrebbe essere di sorte che le cose pigliarebbono miglior sexto che non si crede. De Napoli se intende, per lettere di missier Fabio Arceili nontio di Nostro Signor, che da Syo hanno avisi certi che lo apparalo dii turco non è grande de la sorte che si è ditto, nè è per venir questo anno a le bande de quà. L’acordo dii re di Romani con el Vayvoda se siringe mollo, et si pensa che haverà effeto, perché così de li imperiali come dii Vayvoda si solicila per fugir la guerra in Hongaria et non perdere più del perduto già, et el Vayvoda per dubio che ’1 Turco, qual mostra haverlo in protelione, aitine non voglia lui esserne signore. L’ homo dii conia Guido Rangon me conferma che l’é vero el partito che scrissi, suo patron haver habulo con l’imperator, dii qual dice aspetarsi la patente signata de bora in hora, et eh’ el signor marchese dii Guasto è stalo quello che l’ha dimandato capitanio di la fantaria. 11 reverendissimo Triultio giense già qualche dì Piarti di M. Sanuto, — Tom, L V. a Genoa, el per la venula sua in quà si deve servir di le galere dii Dona, quale devono andare a Napoli d’Ischia per levar la moglie dii signor marchese dii Vasto et portarla in Lombardia, ove dice volerla presso di sé. 1531. Die 19 .Januarii. In Consilio de XL ad Criminalia et in Maior Consilio, die 25 Januarii. Ser Alexander Borio, Ser Johannes Barbadico, Ser Hironimus Sagreto, Capita de Quadraginta. Non è alcuno de li subditi nostri universalmente che con summa expetatione non desideri la opportuna provisione circa le cause se espediscono ne le Quarantie nostre, de una ballota o di taglio o di laudo, in favor de li litiganti, per esser quella tanto necessaria quanto ogniuno benissimo intende, però che sicome per experientia si vede non solimi quelli che perdeno le dillo causa de una ballota, vedendo perder la facoltà sua per opinione de uno solo i restano con grande amaritudine, ma ancora quelli che le vadagnano se pono a pena satisfare de la viteria, per esser quela decisa da uno solo judice, per il che molte fiale allegano disordine querelando alti consegli con maxima spesa dilli litiganti, unde necessaria cosa è che a tal materia se ritrovi una tale provisione, che non solimi quelli che vadagnano le cause se possino largamente gloriar de la iuslifia nostra, procedendo da mazor numero che da uno solo judice, ma ancora queli che le perdeno non possano più né ramaricarsi de aver quello perso de una ballota, ina contentarsi dii santo et largo iudilio de le Quarantie nostre, però: L’anderà parte, che de eoetero, quando *1’ oe-corerà tal iudilii o de taglio o de laudo ne le Qua-rantie nostre de una ballota, sia preso et slaluido, che lai spaci se intendano tutti esser a la condition come sono le cause impatade ne li consegli nostri, et non s’intenda expedile, m^redur ledo Quaranti in una et expedirle al modo se espediscono le altre impatade, con quela medema condition che sono quelle, a fin che tulli siano salisfati et contenti de li iudicii de la terra nostra; et questo medemo se intenda quando l’occorerà simil caso ()) La carta 187* è bianca. 25