CENNI STORICI Le remote origini dell’Albania formarono oggetto di accurate e profonde ricerche di archeologi, preminentemente stranieri, che pur meritando ogni rispetto e pur costituendo un reale apporto alla conoscenza della preistoria di quel nobile e valoroso popolo, recavano in sè il germe del difetto di origine nell'artificiosità stessa con la quale erano state condotte e nella mediocre realità delle fonti, da cui si erano fatte scaturire, ad libitum, illazioni e soprastrutture quasi sempre d’indole arbitraria e influenzate da personali presupposti. Era errato il metodo stesso di codeste ricerche (che meglio potrebbero chiamarsi elucubrazioni a freddo), fondate sullo studio dei classici greco-romani e dei dialetti albanesi, ma non corroborate e documentate dalla realtà dello scavo e dal processo ricostruttivo delle affiorate testimonianze di epo che che si perdono nella notte dei tempi. A cinque secoli di distanza tra l’uno e l'altro, due Italiani ebbero l’indiscutibile vanto di aver indagato in codesta notte con metodo rigorosamente scientifico, abbandonando le orme di un dilettantismo cerebrale esplicatosi nelle chiuse stanze di studio e affidandosi invece ad una paziente opera di itinerarii. di indagini e di scavi su quello che fu, per così dire, il teatro della preistoria albanese. Essi sono Ciriaco de' Pizzicolli e Luigi M. Ugolini che ha sicuro diritto alla memore riconoscenza degli Italiani e degli Albanesi per aver immolato la nobile e giovane vita proprio durante l'assolvimento di quel compito. 11 de’ Pizzicolli raggiungeva, nel 1418. Durazzo sostando poi a Valona,