IL VANTO DELLE LETTERE 47 sacri, si fecondavano sulle lagune quelli dell’avvenire, che la dolcezza dei tempi faceva più bolli : e però qxii più sinceramente si udì battere il cuore del Settecento e, a volte, d’Italia, (¿nel Francesco Algarotti (1712-1764), a torto deriso, che va messaggero volontario da Parigi a Londra, da Londra a Berlino e a Dresda, tutto imparando, di tutto scrivendo, sembra annunciare all’ Europa lo spirito nuovo della penisola, che prepara le sorti future. 7. A mezzo il secolo fu piena l’opera di maturazione di Venezia : essa finalmente diventò il più ricco centro letterario nel periodo che si può chiamar goldoniano, dal ’48 al ’62, o piuttosto al ’65, per tino spazio di circa tre lustri. In questi anni Carlo Goldoni (1707-1793) compie la gloriosa impresa della così detta “ riforma „ della commedia, anzi crea da solo, sui frammenti dei-teatro dell’Arte, quel teatro originale che all’Italia mancava, di eterna giovinezza, e arricchisce la letteratura di rozzi e forti capolavori, dove lingua è quasi sempre il dialetto ; e Carlo Gozzi (1720-1806) inventa per gli ultimi improvvisatori della scena le bizzarre sue Fiabe ; e il fratello Gasparo (1713-1786) tornisce gli sciolti doi Sermoni, e restituisce nobiltà e arte alla prosa nostra, fuori di Toscana, in facili componimenti (Gazzetta Veneta, Osservatore, Lettere) : intanto il Cesarotti (di Padova) traduce Ossian, e il Baretti viene (nel ’62) a scrivere e a stampare la Frusta. Ma quale esuberanza meravigliosa di operosità, e spesso d’ingegno, intorno a questi più grandi, nel teatro, nel romanzo (Seriman, Piazza), nei giornali di erudizione (p. Calogerà, p. Zaccaria), nella poesia burlesca (i Granelleschi) e vernacola, negli studi teologici, giuridici, economici (Ortes, Carli di Capodistria), critici, storici (Corner, Sandi), letterari (Foscarini, Degli