42 IL VANTO DELLE LETTERE perfino fra le donne, dopo l’esempio di Cassandra Fedele (1465-1558). .Molti poi, di province diverse, o trasportati dallo spirito di ventura (Aretino, Tullia di Aragona), o esuli in cerca di libero governo (Gian-notti, Nardi), o solo condotti da spontanea elezione e da naturali vicende (Castaldi, Trissino, Parabosco, B. Tasso, Speroni ecc.) ritrovavano un’altra patria in questa lussureggiante capitale, che nuove generazioni di artisti, sempre più grandi, continuavano ad abbellire. Qui biblioteche e musei, qui accademie (Aldina, della Fama-, ecc.), qui dotte e galanti conversazioni, qui feste e magnificenze pubbliche e private. In mezzo a tanta letizia sgorgarono al Tasso giovinetto le prime stanze del Rinaldo e gli sorse la visione della Gerusalemme. 4. Ma alla storia, come si capisce, meglio doveva rivolgersi il genio acuto e curioso dei Veneziani. Se per poco ci rappresentiamo dalle tele, dai marmi, dalle memorie gli uomini del tempo, apparisce quanto sia folle 1’ accusa di leggerezza e di superficialità fatta al nostro Cinquecento. Vero è che la mente dell’italiano, e in particolare del Veneziano, sottile e profonda a penetrare nei misteri dell’anima altrui e della vita, mostravasi altrettanto cauta nello scoprire i misteri suoi propri: agli esercizi della fantasia e del cuore, con danno estremo dell’ arte, prevalsero nelle lettere quelli della ragione, come se lo scrittore non sapesse o non volesse commuoversi. 21. Fot ftaya. Monumento Vendramin.