90 CULTURA la sezione dei manoscritti greci die è forse senza rivali nel mondo. Anche il Bessarione, che a prediliger Venezia era stato indotto dagli onori e dalle cortesie tributatigli sempre dalla Serenissima e dalle relazioni così strette fra la grande Repubblica e l’Oriente, voleva con illuminata liberalità che i suoi volumi (pur gelosamente custoditi) servissero con tutta larghezza agli studi e agli studiosi. A questo scopo il Governo veneziano statuiva 1’ erezione di un apposito edifìcio che riuscisse degno del tesoro destinato a trovarvi sede e la deliberazione veniva tradotta nella realtà, se un po’ tardi (metà del secolo XVI), anche nella più splendida maniera. Infatti sulla Piazzetta sorgeva ad uso di Libreria -pubblica nel 1553 il gioiello architettonico del Sansovino. Accolti in questo rnara-raviglioso edificio i codici bessarionei e le incipienti collezioni degli stampati, la Marciana cominciava regolarmente la sua vita secolare a publica utilità. E i voti del Petrarca e del Bessarione si compievano. La Repubblica, ad incremento della Biblioteca, stabiliva la consegna ad essa di quante opere si stampassero nei domimi veneti, nobili e generosi cittadini contribuivano largamente ad arricchirla, assicurandole le proprie collezioni private od offrendole cospicui doni. E la serie non è interrotta: dal Cardinal Grimani che le legava quel miracolo dell’arte fiamminga che è il Breviario conosciuto sotto il nome di lui (Secolo XVI) ai Contarini, ai Recanati, ai Farsetti, ai Xani (secolo XVIII) (per non citare che i più cospicui legati), i patrizi veneziani fanno a gara a seguire l’esortazione e 1’ esempio dei due grandi che ramentammo. Pertanto le raccolte Marciane aumentavano di mole e di lustro e cominciavano a sentire angusti i limiti della grande aula sansovinesca, che sola nell’edificio era stata loro assegnata. Ma quando l’illustre bibliotecario Morelli, caduta ormai la millenaria Repubblica, si lusingava