LA CITTÀ DEL PIACERE poterono soffocare per lungo tempo lo spirito sociale del passato. Ecco un frammento di Tullio Dandolo, nel 1830 (1), che serve a chiudere queste note: “ Oltre la situazione topografica, ciò che dà a Ve-“ nezia una fìsonomia singolare si è l’indole de’ suoi “abitanti... Gesticono con vivacità; ammansi nel di-“ scorso; ridono volentieri e frequentemente: godonsi “con passione la musica ; s’abbandonano contrasporto “ ai divertimenti, dimenticando in mezzo a questi le “ loro disgrazie; in una parola, un brio, che non si “ trova in altra parte d’Italia, e a cui aggiunge grazia “ particolare il dolcissimo dialetto che di frizzi, sali “e proverbi ridonda. Torna questo particolarmente “ grato in bocca delle donne veneziane, delle quali, “ più dell’avvenenza, è certamente la cortesia orna-“ mento principalissimo; preferiscono nel vestire ad “ una elegante semplicità l’accozzamento di diversi e “vivaci colori; il costume che hanno di raccogliersi ■“ nei bellissimi caffè della Piazza e sedersi in giro, “ mentre in quelli si cambia continuamente la folla “ dei curiosi, non può essere più favorevole pei' lo “ straniero onde fornirgli grato passatempo. „ “ Il carnovale di Venezia non ha perduta ancora “ del tutto la celebrità di cui godeva in tempi migliori. “ In quella stagione dell’anno il carattere dei Vene-“ ziani si mostra nella sua vera luce quale in appunto “ te lo descrissi. Raccolgonsi nel dopo pranzo sulla “ riva degli Schiavoni ingombra per gran parte di “ saltimbanchi e casotti, e che presenta in que’ giorni “ uno spettacolo animatissimo; poi si riconducono in “ Piazza, dove le maschere affollami; di là concorrono “ al teatro della Fenice ad ascoltarvi l’Opera in mu-“ sica, e passano verso la mezzanotte in Ridotto. Si “passeggia in quelle ampie sale per molte ore; rac- (1) Lettere su Venezia. - Torino.