IL VANTO DELLE LETTERE 1. L’ombra di mistero che accresce bellezza alle origini di Venezia, e concede tanta parte alla leggenda e al sogno, stendesi ancora sulle timide manifestazioni letterarie dei primi secoli. Il popolo veneziano, raccolto sotto il suo Doge, accanto alla sua Chiesa, aveva difeso da’ nemici esterni la propria libertà e costituito nelle isole, fiorenti di novella primavera, il suo meraviglioso reggimento ; ma la piccola repubblica donava al mare soldati e sacerdoti, maestri d’arte e uomini di governo, mercanti e piloti, e non aveva poeti. Già il Leone, fatto adulto, metteva il ruggito nei seni dell’Istria e della Dalmazia, sulle coste dell’Egeo e sull’ Ellesponto, a piè del trono degli Imperatori d’O-riente : nè intanto il rozzo dialetto delle lagune, che troppo umili documenti del tempo ci conservano, erasi ripulito per opera di un industre artefice della parola. Canti d’ amore e canti di guerra, arringhe civili e racconti d’oltremare non conosciamo, che ci rendano l’eco dell’ anima giovanile di Venezia. Qui tuttavia giungevano suoni e canzoni di paesi diversi, per l’istinto del popolo di far sua l’altrui materia ; e come nella Basi lica cresciuta al Santo si ammiravano i fregi e gli ori bizantini, il marmo di Siria e di Grecia, così nel secolo decimoterzo, mentre il “dolce stile,, trepidava in riva all’Arno, qui udivasi Bartolomeo Zorzi trovare rime provenzali e in lasse, mischiate di francese, qualche giullare oscuro ripetere al volgo la gesta carolingia. Strana città, a cui pareva bello che tutto il mondo offrisse i suoi tributi ! Qui, ancora in francese e sulla fine del Duecento, scriveva Martino da Canale con acceso affetto la Cronaca de’