211 MDXXVIII, APRILE. 212 simo punilione conira quelli che li sono siali rebeli, el Sua Maeslà non confidarsi in altre gente che de polani, li quali sono al stipendio su:>, et la sua guardia esser de polnni el non hongari. Referisse etiam, che el principe Ferdinando attendeva a imponere graveze et dimandar danari ad imprestedo a li castellani por la impresa de Hongaria. 141 Da Lion, di missier Pomponio Trinisi, di primo Aprii 1528, a domino Evangelista Cittadino, et manda una lettera hauta da Paris, di 29 Marzo 1528. Illustrissimo signor mio observandissimo. fieri poi il disnare, al Reandorno in corte lutti li ambassatori, quali, più giorni sono, erano siali adverliti se dovevano trovare ad uno acto publico voleva fare Sua Maestà, et che fu, secondo intendo, il Re prò tribunali in publico parlò a 1’ ambassa-tore de lo Imperatore, quale (u rilassato et datoli licenlia de tornare dal suo patrone, et li disse aver inteso più volte et da diverse persone degne di lede come lo Imperador havea più volte sparlalo et detto io esser un mancatore di fede, il che ad esso Imperatore più pesava quanto che le veniva mancalo da uno suo pregioniero. Et però io per una mia sottoscritta de mia mano, quale vi prego a portare et presentare ad esso Imperatore, convien che mi resenti, et ad fin che ognun sapia quel che contiene, vui intenderete. Et cussi fece leggere alta voce al bayli Robertet la lettera. Il tenore era che, havendo inteso Sua Maestà havere sparlalo et dello essere mancatore de fede et suo pregionere, che quante volte lo haveva dello et diceva, tante volle ne haveva mentito et mentiva, perché nou fu mai nè mancatore de fede nè suo pregionere, che non lo vide mai al campo che gli havesse possuto prometter cosa alcuna nè rendersi ad esso. Intendo la lettera esser molto ben composta el bene iusliGeala, nè vi è stato farina de persona che de esso Re. La risposta de lo ambassatore fu, cheli rencresce a grandemente che fra loro Maieslate acascassero si-mele cose: quanto al portare la lettera, che lui non era più ambassatore sendo occorse le cose che erano occorse, et che però non li pareva conveniente a portar sititele ledere. Gli rispose el Re che voleva che la porlasse. Non so se usò questo vocabuio 141* che voleva, basta che li replicò che la dovesse por-lare, et che se mandarla o uno araldo o allro a questo effetto. Intendo che 'I Serenissimo de Inghilterra, dal quale el Re nostro voleva el suo parere et conseglio come se haveva da governare in questo caso, li rispose che li pareria se dovesse resenlire con parole el con falli de quel che po’ haver sparlato Cesare conira Soa Maestà ; et ideo non doveva lassar de resentirse come quello magnanimo et generoso Re che 1’ è, et che quando Sua Maestà per la infermità passala non fusse cosi presta ad venire a le mani, che li dava la sua fede di pigliare la querela et combatterla per lui. Il Re noslro lo ringra-tiò et li rispose, Mio mercé non fui mai tanto sano et cussi gagliardo come al presente, el cussi è in effecto, et piacesse a Dio che tante guerre Ira Chri-stiani si havessero a terminare per cosi nobile duello, che speraria molto in la iusla querela et virtù et posanza sua et bontà di questo re Christia-nissimo. Dopo l’alto publico, intendo che ’I Re se retirò ad partem con li ambassatori, el li pregò fussero contenti di nuovo scrivere a li loro maggiori ad perseverar in questa guerra contra esso Imperatore, perchè Sua Maestà deliberava farla con tulio el suo potere, et maximamente per mare. Non allro. Da Parisi, a li 29 Martio 1528. Sottoscritta : De Vostra Signoria servitore IIlRONlMO l'RANCHO. A dì 10, fo il Venere Santo. La mallina, fo 142 lettere del procurator Pexaro et di sier Alvixe Pixnniproeurator Cadami separado scrive, el in quelle del Pexaro, di 26, 27, et 28, da Olfanto, come havendo scritto pe • le altre la presa di Melfe, avisa in quella vittoria fo morto de inimici da 3000 il forzo italiani, et il Principe è presoli. Inimici sono a la Tripalda andati mia 30 lontano da Napoli, el etiam è sta fatto preson a Molle el conte Alexandro de Nuvolara. Scrive, Monsignor Illustrissimo ntan-doe a tuor Traili per il signor Camillo con 50 cavalli et Barletta, et quelle terre mandono orator a darse, el in Traiti ha mandalo sier Vetor Soranzo al governo. In Venosa par sia nitradi spagnoli, et il conte Piero Navaro è andato con zelile per ha-verlo. Monsignor voi lor l’impresa di Manferdonia, dove è tanti 1500 intrali. Scrive che la rocca de 'frani si tien, in la qual li è intrado el marchese di Quaralo con alcuni fanti, et està manda li cavali li-zieii noslri el fanti a quella volla per haverlo. Scrive come a dì 25 il procurator Pexaro fo a far reverenda a Lutrech et tornò ad alozar ad Ascoli,