277 MDXXV1II, APRILE 278 domi che li dilli carri et le carrette d’arlellaria sono lanlo largì che non potriano esser conduli per il canal di Brenta, quando volesseno calar de 11. 11 signor duca di Urbino ha parlato con li in-zegneri zerca la fortifìcation di la terra, tamen non è fin hora risolto ; falla la resolulione avisarà. Da Cassan, di sier Tomà Moro provedi-tor generai, di 19. Da novo, li inimici quali an-dorno in Lomelina sono passali Po, maxime li cavalli lizieri, el sono andali per far fdlò (?) a la marchesana di Monferà per haver vitu*e el dinari; ma esso Proveditor, previsto questo, scrisse a la ditta Marchesana el l’advertite del lulto, ita che gaiardamente si ha excusalo con loro digando non haver nè danari nè vitualie. Il signor Antonio da Levva ha scritto a la ditta Marchesana mina-zandola di focho et sachegiar li soi paesi, el lei ha mandato uno suo nontio qui in campo per richieder soccorso, et credo se li darà qualche cavallo Iegier. El castellali di Mus, per suo comeso ha fatto intender a esso Proveditor, che quello l’ha fatto è slà sforzato zerca lo acordarsi con inimici; ma che lui non voi molestar in cosa alcuna li subditi di la Signoria nostra, et ha etiam mandato uno suo oralor a quella, et le cose sue a Venetia tollerasse. Si dice che l’armata de inimici sopra il laco di Como ha dato la fuga a una 184 barca del castellano di Mus ne la qual era Joan Balista di Medici (rateilo del castellano per ania-zarlo; si iudica‘esser con sentimento del signor Antonio da Lcyva. Si dice spagnoli non aver aleso a la promessa al dillo castellano in far ditto Zuan Ballista suo fratello colonello, come li promise. Da lei tre, del Podestà et capitanio, di 20. Scrive come, hessendo in questa hora giolito uno explorator mandalo li dì passati a Bolzano, et Zo-bia 16 di l’instante parlile dal dillo loco di Bolzano, referisse che in Bolzano si diceva che se aspellava di hora in hora 500 homeni d’arme et bandiere 18 di fantarie, el che già come ha visto, era zerca 200. Qual giorno 16 el dillo vene a Trento dove dimorò el Venere et Sabato fino al vesparo, et a Trento ha visto che si prepara et lavora di barche a furia, el già in l’aqua di Adese ne erano butale 20, et scale grande si fanno di largeza che due persone ad un tratto poleno ascender, cum alcune rote da piedi da potersi spingere in qua et in là. Dice che p r la slrala da Bolzano a Trento sono infinite cardie carge di bolle con biave quale lendeno a Trento per la monilione, et tulli li mollili da Trento masenano per conio di dilla monilione con furia el presleza. Nè ad altro si alende, ma in Trento non vi è gente da guerra, nè ancor venendo per Valsugana ha visto nè inteso cosa alcuna. Altri esploratori aspetto. Di quanto si haverà degno di signilìcatione lo avisarò. Da poi serate le ledere, è zonlo un’altra mia spia quale si partì beri a terza da Trento. Dice come Venere over Sabato doveva zonzer lì tutti questi signori et castellani di Valsugana, et che li era lì el Castelalto, conte Girardo d’ Arco, et uno altro non li sa il nome; et che lui ha veduto in aqua barche 24 conlade con potili suso, et se no preparava di le allre assai, el che tulle quesle feste di Pasqua si ha lavorato. Praeterea, dice haver veduto assaissime scale, el già ne aveva caricalo uno caro, artellarie infinite, biave assaissime et 184* non lasava altri masenasse se non quelle di la municione; ma non si haveva principialo far ancora pane, ina metteva ditte farine in bolle, et che non li era lì niuna sorte di zelile. Che Andrea Calepin era li in Trento, et si diceva aver haulo condutla di 500 archibusieri italiani; ma non era andato ancora a farli. Dice poi haver inteso da uno quale si partì Venere da Bolzano, che ’1 si ha* veva dato a do bandiere di fanli uno raynes per uno, et che li haveva mandali a li alozamenti di sora, el che ne doveva zonzer de li altri, el che do capitanai di cavalli che venivano da Yspruch erano zonti a Bolzano per preparar li alozamenti. El così etiam si dava in Trento li dilli alozamenti ancor che non li era niuna persona da guerra, el che tulli dicono mai lo Impcralor fece simil preparamenti, et tulli pubblice dice lì a Trento è per andar a Verona. Date a dì 20, hore 19 •/,. Queste sono le exequie fatte a Brexa a do- jg5 mino Alvise Bon dotor Avoyador di cornuti, a dì 19 Aprii 1528, Le sue exequie fo cornenzate a le 21 hora, et ha duralo per fina quasi una hora di notte, el è state dignissime, poi il sermone è stalo longissimo et bello fallo sul pergolo di San Francesco. L’ordine de le dille exequie è slà : prima tulle le Scuole di questa lerra, drieto a loro tulli i Baludi cantando le litanie, poi lutti lì frali di ogni religion, dietro li preli di diverse chiesie, poi li no lari di Collegio et dietro li dottori tutti. Poi li canonici di domo, dietro sci grose (sic) grosse con una infinità di