231 MDXXVIII, APRILE 232 servitù questi altri membri d’Italia che sono restali sino a qui liberi. Per questa causa parse a 1’ uno et a l’altro Senato destinarsi invicem oratori in segno che la liga et unione si faceva ex corde, et per questo li mei excelsi Signori et quello excelso dominio mi hanno mandato oratore alla celsitudine vostra, in luogo del magnifico mio co-lega et precessore Alexandro de Pacii, per dichiarare che la República nostra unitamente desidera mostrare a la Serenità Vostra di quanto bono animo epsi siano in verso quella et verso questo Illustrissimo Senato. Vorriano posscre mostrare il core loro et senza cerimonie possere operare qualche cosa in beneficio et comodo de la Serenità Vostra et di questo Illustrissimo Senato in testimonianza della * fede loro ; et a questo desiderio è spinola quella excelsa República non solo dalla mutua fede et amicitia, il quale vinculo debbe esser assai a ogni generoso core, ma etiamdio dalla proportene che la Illustrissima vostra República ha seco, parendo etiamdio tal confederatone et unione sia non solo utile ma ctiam necessaria a salvare 1’ una et l’altra república et il restante di Italia dalli iminenti pericoli ; la qual cura pare che si aspecti principalmente a queste due republiche per esser li principali membri di Italia, anzi I’ una il capo, l'altra il core. Nè è nova al presente la confederatone di queste due repubbliche, anzi molte volle per lì tempi passati è stato fra loro lega de unione. Mastino da la Scala augumentò tanto lo stalo suo che la sua tiranide era formidabile a ciascuno, tenendo lui Verona, Vicentia, Padoa, Parma, Luca et molti altri luogi : a questo male si occorse per una lega ne la quale la vostra Illustrissima República et la nostra furon parte principale. Havea Galeazo Maria Visconte occupalo per gran parte la Lombardia, Romagna et Toscana, quando próvidamente in qupsta regia cità si Iratav• la pace fra'lui et noi, benché la opportuna sua morie anichilasse ogni mentione di pace. Di poi, .al tempo de Filippo Maria, in tanto fumo unite queste due potentie quanto si può per le storie vedere ; nella quale unione quella Illustrissima República li tolse Brexa. Al tempo de la guerra che questa República hebbe difficiliima con li Ge-noesi, parse al Senato nostro che questa guerra fusse pernitiosa a (ulta Italia, et però non solo trac-lorono tra voi pace, ma si otterseno fideiussori di gran summa di danari che si dovea pagare. Queste cose ho così brevemente discorso per mostrare che la amicitia et confederatone presente non è nuova, anzi per mollo tempo antiquata, suscitala et rinovata al presente dalla conformità et proportone delle nostre republiche et dalli evidenti et eminenti comuni pericoli, et da un desiderio di potere, quando che sia, riposarsi in pace. Vostra Serenità adunqne, Serenissimo Prencipe, et questo Illustrissimo Senato consideri in persona mia il nostro populo fiorentino, il quale ex corde desidera la perseveration della presente confederatone et unione con quella fede et sincerità che è conveniente a republiche lale, et vuole che la Serenità Vostra et questa Illustrissima República si prometta di lui quel tanto che alla mutua confederatone et benivolentia et alli mutui beneficii si ricerca. Questo è quello che per el presente ho a exporre alla Vostra Celsitudine per parte de miei excelsi Signori ; le altre cose che ne occorerano a la giornata si farano intendere a quella, la quale prego che per sua benignità mi excusi se nel mio parlare son stato tedioso o molesto. Dixi. Adì 14, Marti di Pasqua. Fo lettere venute 157 fieri sera del campo di Puia, del Pixani et Pe-xaro, da Grottamenata, di 2 et 4. Come si le-vono di Santo Antonio èt sono venuti con l’exer-cito. Inimici sono a la Tripalda et per quelli lochi alozati, et hanno una grossa aqua davanti, et par, per uno reporto che mandano, che siano andati verso il Garigliano et spagnoli alozati in li caxali vicino a Napoli. El per uno riporto, par che quelli di Napoli siano in tumulto per non voler mirano in la terra. Nui havessemo cavalcato, ma per il tempo cativo non si ha potuto; pur non si è stato indarno el si ha fallo boni ordeni perchè le vituarie siano mandate drio al campo. È qualche uno che lien inimici rilornerano in Lombardia. Nui si leveremo da qui da malina per aproximarsi a li inimici, et faremo 10 miglia. Scrivono haver parlato con monsignor di Lulrech zerca haver trala di formenti di la Puia ; el qual disse bisognava prima far provision per il campo. Vene in Collegio Poralor nuovo di fiorentini nominato domino Bartolomio Gualteroti, qual per dubito che vien di terra infetada, fu fato star a San Chímenlo alcuni zorni. Era vestito di veludo cre-mexin con manege ducal mollo grande, a la fiorentina. Vene insieme con l’orator vechio domino Alexandro di Pazi vestito di zambeloto negro, el fo mandati a compagnarlo aleuni cavalieri dolori et altri chiamati beri in Pregadi; ma fono numero 14 solamente. Questo è venuto per star, el il vechio partirà. El qual venuto in Gollegio, et fatoli le acó-