487 MDXXV1II, MAGGIO. 488 poi la debita reverenlia. La saperi, non essendo a li giorni passati lo illuslris>imo signor Marchcxe mio signore in bisogno di me, dexiderai mollo di core servir la Illustrissima Signoria de Veneti«, sperando con tal servitute poter auco grandemente satisfar a la Excellentia Vostra, come summamenle desiderava. Ma la sorte mia, con dispiacer mio grandissimo, me ha inlerotto dal mio disegno, imperochè, essendomi affermato con la prefata Signoria Illustrissima et con manco condalla di quel che me fu dato prima con qualche intentione dal magnifico signor prò vedi tor missier Piero da Pexero sotto speranza grandissima di quelli Signori Illustrissimi, ohe venendo l’occaxione et servendo bene sarei molto ben reconossuto, bora che 1’ oeasione è grande, et che io scio de haver benissimo servilo, come tutti quelli signori da Cassano et altri poi sapere, non son mancato de diligentia perchè il durissimo pro-vedilor Moro ricordasse il caxo mio, scrivendo anco io in conformità al Serenissimo. L’opera fu, che da poi cressulo compagnia a molti et alcuni capitanei fati da novo, me disseron che io haveva 500 fanti. Inteso quelo che io havea d’bavere, et conoscendone che io non son già novo in questi mestieri, et che mio summo desiderio è sempre stato con ogni studio et diligentia de servir bene, pensai che, non parendo a la prefata Signoria Illustrissima che sin hogi non havessi meritalo più de 500 fanti de acressimenlo et- maxime in questi tempi, che manco speranza poteva bavere per lo avenire, et cossi risposi al clarissimo Proveditor, presente il signor Colatrale et signor conte Alberto Scholo, sfocando alquanto la passione eh’ io havea per P onor mio, che io non polea star li di quela maniera, atenlo che io son homo de honore, et che io non era venuto a servir per altro, et che io la pregava a volerli provedere che altramente non sapeva come poter servir. Sua signoria me rispose, et de modo che certissimamenle ho grandissima causa de esserli obligato. La conclusion fu, che’l scriveria et che in termene de 5, o 6 giorni sperava haver risposta, et de modo che me poiria contentare. Ilavendo io gran dexiderio de restar a quel servilio, non solamente aspettalo li sei, ma li olto et dodesi et più di quatordesi, deliberai astretto dall’ honor mio di non slarvi più ; et cossi con animo de dimostrar sempre a quella Illustrissima Signoria et alla Excellentia Vostra con effecto dove « io potrò con honor mio che io li son servitore, me ne son partito restando creditore et non debitore. El è ben vero certamente che io havevo animo di non mi partire fin tanto che li todeschi non erano levati del Dominio suo; ma venendo a quel camino, fui advertito da amici mei che io guardassi come venissi a Verona, de modo che, considerando il pe* riculo, anco che in loco de gratitudine non meritasse pena, mi è parso per il melio venirmene de qui nel paexe del mio Illustrissimo Signor et patrone et non però andar da li inimici di sue Signorie Illustrissime, li quali non hanno mancalo de offerirmi grado et condulla lanto honorevole quanto sapere! dexiderare, se non fusse il rispello che ho a la prefata Signoria Illustrissima. Io son qui dove era quando veni a star con quella Illustrissima ; vederi* se potrò trovar partito per il quale si conosca che io meritavo a la occasione esser tratato come da molli signori me ne fu dato in Venelia grandissima speranza ; et, come ho delto, dove conossevo sempre di poter far servitio a la prefata Illustrissima Signoria et a la Excellentia Vostra, con honor mio, lo farò de bollissimo animo. Quel che io dexi-derarei mo’ da la Excellentia Vostra, come bon ser-vilor che li son continuamente sialo, che la se degnasse per solita sua gentilezza et cortesia far capaci quelli Illustrissimi Signori che le soprascriple cause mi ha fatto parlire ; il che sa Dio con quanto dispiacer son restalo. El in bona grafia de Vostra Excellentia umilmente de continuo mi ricomando. In Mantua, alli 18 Mazo 1528. Sotloscri'la : De Vostra Signoria HI.ma minimo servilor Paulo Lu- zasco. A tergo: Allo Illustrissimo et Excellenlissimo Signore el signor duca d’Urbino, Capilanio generale de la Illustrissima Signoria di Venelia, dignis-simo signor mio observandissimo, in Verona. Copia di la risposta fatta per il Capitanio Generale sopraditto a missier Paulo Lu-zascho. Magnifico mister Paulo clarissimo. Ho hauto la lettera vostra, per la quale mi date conto della causa che vi pare bavere haula di levarvi da questo servitio. Alla quale rispondo, che certamente P effetto di questa cosa mi ha apportalo dispiacer et maraviglia, perchè non posso fare che non pigli#ispiacere quando un genlilhomo fa cosa