471 HDXXVIII, MAGGIO. 47‘2 tra questi lanzinechi 2000 fanti et 150 cavalli li zieri. Il Serenissimo solicitò venisseno. Vene l’orator di Ferrara, dicendo il suo signoi feva fanti per meterli in Modena et Rezo. Se intese come la fusla, armata per parte presa nel Conseio di X con la Zonta, patron Domenego Sesola, sora Dulzigno,a di.... su la qual era sier Otavian Bon di sier Alvise qual era andato con ditta fusta per Golfo in terre di turchi per haver formenti et montò su la fusta con danari, qual se ribaltò. Anegadi 40 horneni di la fusta ; ma il patron scapolado, ma il Bon anegado qual era serato in pizuol, et sul fondi si tene molti homeni et sca-polono. Di sier Tomà Contarmi va orator al Signor turco, di 5, da Sibinico. Come erano zonti li cavali mandò a tuor dal bassa di Bossina, et da malina parlina perCoslantinopoli. Et scrive,l’orator di P Archiduca qual vene mollo honoralo con cavali 120 et molti presenti al Signor, hessendo a li confini, nè lassato andar avanti senza ordine da la Porla, a la qual li sanzachi haveano scritto, par che ’1 ditto mò sia andato un poco più avanti. In questa malina partile di qui Nicolò Sagudino segretario, va a Ferrara con la commission datoli per Collegio ; al qual fo dalo per spcxe ducali 50. 315 Copia di una lettera del signor duca di Urbino capitanio generale nostro, di Verona, a dì 18 di Mazo 1528, scritta a domino Bai-dantonio Falcutio suo orator. Nóbilis dilectissime noster. Rieri vedessimo lettere di la Illustrissima Signoria a questi clarissimi signori che sono qui, con molle particularitale ; et tra le altre una largissima expressione di la fede che quella mostra haver in la persona nostra, et una pur largissima volunlà sua che habbiamo et si habhia a noi tutta P obe-dientia nel governo di le presente occorrenlie. Et benché sopra ciò, come circa le allre cose de le quali non replicaremo, respondessimo quanto occu-reva a li prefati clarissimi, li quali siamo certi che ’1 tutto habbiamo scritto a quela, non di meno, perchè in questa parie non ci pare poter tanto dire del desiderio nostro et del deliberatissimo animo che habbiamo a questo servitio, et consequentemente mostrare quanto possi operar in noi questa tanta inclinatione che vediamo haver la Illustrissima Signoria a la persona nostra che in effetto non sia magior et la fede di quela verso di noi, tanto più si accresse il debito nostro verso lei ; il qual acom-pagnalo dal naturale desiderio che habbiamo del servitio suo, è atto ordinariamente per sé stesso a lenirsi continuamente infiammali in questo desiderio di fare tutto il possibile, et tanto maggiormente acompagnati il debito et la fede sudetta, onde ella se riprometta più certo ; et cussi per parte nostra la certificarete, che la persona nostra et la vita con tutto quelo che possibel sia di fare, sia per exporsi in servitio suo tante volte quante occurrerà senza alcuna consideratione di alcun altra cosa, et cussi voluntieri come possibil fusse di esprimerla. Ringhiandola prima, con ogni ellìcatia di questa tanta expressione di la fede sua in noi, gli noti-ficarete apresso, che hieri, sicome pensiamo questi clarissimi signori haver scritto, mandassimo un nostro trombetta ad acompagnar queli todeschi che furon fatti pregioni, et questo per dui eflecti : l’uno perché esso nostro trombetta havesse questa scusa di transferirsi là per veder et intender più che si fusse possuto de le cose de nemici ; P altro perché parlasse al duca di Pranzvich dolendosi di questi 315* abruciamenti et rovine fuor del debito et de le ra-sone di la guerra che fa quelo exercilo, et li ricordassi a non permeler questo indebito ; del quale offitio non volessimo mancare, non già perchè ha-vessimo fede che giovasse, ma per scaricarci de tutti li debiti, et poter poi tanto più rasonevolmenle procedere conira essi et le cose loro con li medesimi termini. Tornò il trombetta questa matina, et in risposta di questa ambasada raportò che le commissioni de P Imperatore al prefalo Duca erano ancor magiore et più acre che non sono questi effetti, i quali esso più tosto moderava che altrimen-le ; al *che noi non polemo fare che non dicessimo lui far molto bene il debito del servitore, rendendo così chiaro testimonio de la bontà de P Imperatore suo patrone. Referisse, che hozi sono mossi da Col-lano et Castelnovo et caminano a la volta di Peschiera per passare a quel luoco, onde come habbiamo aviso che siano arrivati o passali poco di là da Peschiera ; del che se succederà non pò tardare che non habbiamo aviso, mandaremo presidio a Bressa, et saranno la compagnia di missier Antonio da la Riva et quela di Cesare Grasso et P altra di Pietro Maria Aldovrandino da Ravenna, che tulle sono a P ordine et le barche preparale per trasportarle secondo ce fa intendere il capitanio del Lago, et qua reimpiremo de la compagnia di fanti di missier Giovan di Naldo, per la quale già habbiamo scritto a Vicenza, con ordine che l’allra compagnia,