183 MDXXVI1I, APRILE. 184 Osoff, Io voleva far zentilhomo, fi non voleva che più il stentasse, digaudo: « non vedistu che venetiani non puoleno aver biave nè comodità alcuna, et stenta loro et vui stentate con loro. » Et referisse, come sier Chrisloforo da Cremons siete segurtà per esso referente, perchè disse esso esser fidelisslmo del Sialo de lo Imperatore etc. ; el dice esso referente, come loro sano il tulio, però che dicono che li parenti sui che sono in Udine et de qui intorno li fanno saper il lutto, et che lui sarà mandalo ad Osoff, ma non sa quando, tamen che lui mandarà el liol suo a farlo intender al prefalo alarissimo lo-chotenenle, el che lo faeia prender ancor lui quando se mandarà a prender quelli che audarano a Osoff per tuorlo, perchè veleno far imboschada, dicens mio fiolo ha anjii 14. 120’) A di 3. La mallna, fo lettere del procurator Pexaro, di 23 et 24, da Olfanto, in campagna, nel campo. Come, ha vendo inteso monsignor illustrissimo Lulrech che ’I principe di Melfe era nitrato in Melfe con 1000 fanti et alcuni cavalli, deliberò mandar el conio Piero Navaro el Camillo Orsini con 7000 Canti et 5 cannoni di 50. I quali andati, andorno lì et comenzornoa batter; et avanti che fosse fallo gran rombo in le murale li fanti nostri desiderosi li deteno una bataia, el uno capi-tanio con 12 fanti montono in la terra et fono re-batuti ; et sequendo pur el Irazer, a hore 22 ne detono una altra bataia, la qual etiam fo rebaluta. Il che inteso, Lulrech li mandò altri 5 canoni di 50 et la compagnia di fanti fiorentini, i quali zonli poi a dì 24 li deteno baiaria et balaglia, et introno per forza dentro amazando tutti chi trovorono, fanti homeni et done, fino i putti, et fatti presoni, el sa-chizato la terra, nè alcun si salvò se non quelli se butorono de muri, quali si amazavano et erano etiam presi el morti. In la roclia se relirò il Principe con zerca 1000 homeni. El scrivendo la lettera, esso Pexaro avisa esser zonto nova ditto principe liaversi reso a descrition de Monsignor Illustrissimo. Scrive, che haveano mandalo trombela a tuor alcune terre, el qual trombela nel ritorno ha dillo havea parlato con alcuni venivano di Arian, el haverli ditto spagnoli esser tutti lì, et li lanzineeh parliti et andati verso Napoli in disacordia con spagnoli. Scrive, il trombeta andò a Manferdonia per haverla non è ancor tornalo, el che Lulrech era sta contento ehe’l signor Camillo con li lanzi- (1) La carta 119* è bianca. t nech nostri vadi verso Trani et Barletta per haver quelle terre, qual se bavera. Scrive, sotto Melfe esser stà morti de li nostri, zoè del campo, da 50, tra li qual 3 capitani, uno nominalo Dantin da Ferrara, et altri banderari, eie. Scrive zerca i danari non è zonli, et Lulrech se dispera. Del procurator Pixani proveditor generai, 120* fo lettere, di Ascoli, di 24. Come partì con le zenle nostre da sera di la Gipriola, el per non to-char San Severo, che era amorbaio, fé altra via più longa, et hozi zonse qui ad Ascoli mia 7 dal campo. Doman vi andarà piacendo a Dio. Noto. Il eorrier portò queste lettere, nominato Nicolò da Este, disse nel venir esser stalo a Forlor dove vele alcuni galioti de la noslra armada venuti con una barca a comprar alcune cose, da li qual intese 1* armata esser zonta a Saula Maria de Ter-medi, eh’ è su la Puia. Vene l’orator de Maotoa, al qual el Serenissimo li disse la conduta in Senato, preso de dar al signor Alvixe de Gonzaga, et la qualità; el qual orator era stà quello havia tratà con la Signoria de condurlo, si ehe’l mandi qui a stipular et haver danari. Esso orator ringratiò et aricordò Sotoy (?) uno altro nominalo .... El poi el Serenissimo li comunicò le bone nove si ha del campo. Vene l’orator del re Christianissimo monsignor di Baius, et se alegrò che le cose prosperava in reame. Item, mostroe una lettera de monsignor de Lulrech di ... . qual se lamentava molti de dinari per pagar le zente; el el Serenissimo le disse erano in camiti et el numero, sì che li bavera subito, eie. Da poi esso oralor apresenlò una lettera de credenza del re Christianissimo, di IO, et poi una lettera li scrive el Re a lui, come vedendo le cose de Italia importar, el dubitando de sinistro, per agumentar l’esercito suo et di la liga de 14 milia lanzineeh feva di la compagnia,......ne voleva mandar 3000 subilo in Italia, ma voi la Signoria pagi li do terzi et Soa Maestà un terzo, i qual do terzi et li lanzineeh sarano a conto de li fanti è ubligata tener la Signoria in campo. Il Serenissimo li disse de la gran spesa eramo, el se conseieria. Di sier Carlo Contarmi proveditor generai, di Verona, di primo. Come ha a viso che in Trento li è preparado alozamenlo per 200 cavalli, et el conte Girardo de Arclio el Caslelalto sono andati a Ysprueh, et die a Maran è zonli 200 far-cosi de biava per conio de la munilion. Se risona che subilo compida la Cera se meleranno a camino.