MDXXVIII, MARZO. ge le faceva bone. Et però afirmo a vostra signoria, a certo hanno deliberato venir in Italia con fanti numero "20 milin, et la sua ferma deliberatoli è de dar il guasto per tutto dove polrano, »firmando non esser altro remedio in acquistar le terre dulia Vostra Signoria, salvo il predillo. ltem, dico, che essendo a tavola soprazunse dui italiani imbavarali, et subito zonti, dici« Conte se levò da tavola et andò in una camera a parlar de secreto con loro, dove siete per spazio de forsi una hora, et poi se partirno, et il Conte ritornò a tavola lutto aliegro. Et da poi dimandai quel mio amico se’l cognosceva dicti imbavarali et quello cercavano : mi rispose non cognoscerli altramente, salvo che iudicava loro esser visentini over veronesi, el che di presto sentiria qualche cosa da novo ; nè altramente mi volse chiarire. ltem, dico, che essendo andato con uno maislro Zuane professor di grainalica mio amico, qual già è sta in Bassan, andassemo a veder una bella f.ibri-ca si fa in Trento per nome del Signor. Gli trova-semo uno missier Michiel maislro di caxa del Signor, et parlassemo con lui de più cose circa la guerra ; qual me dimandò se io sapeva che fusse sta messo una parte in Pregadi di relenir lo amba-sador de l’Imperador, qual non era passalo, lo gli 25* dixi non saperne niente, et lui mi dixe di ciò haver-ne habulo filiere da Venetia. El poi parlando de più cose circa la guerra, lui disse: «Se venetiani sapessero loinlrinsico el deliberationi de questi signori, 10 zuro a Dio fariano altra provisione et deliberatone al facto suo, di quello fano. Et vi so dir questo, che de presto sentirete qualche gran diavolo verso dì loro. » El qual dicto maislro de gramalica rispoxe per littera, et dimandoli se questo sarebbe in termine de zorni 15, overo 20, lui dixe non saper il tempo stabilito ; ma certo di brieve sentiria gran cose conira venetiani. ltem, dico haver visto suso alcune zalare in Trento suso P Adexe, farfossi de biave numero 35. ltem, perchè haveva inlexo doveva esser zonte alcune monitioni in alcuni lochi, me ne andai de là da P Adexe in uno monestiero di S. Lorenzo ; non 11 vidi allre monilion, salvo barche numero 37 da far ponti, pur facli per avanti. ltem, similmente andai in un altro monesliero di S. Marco pur in Trento apresso P Adexe, et vidi in dicto loco assaissimi ponti da legnami el scale fatti etiam già per avanti. ltem, nel castello di Trento, artigliane et mo-nition go ne sono tante che impossibile é a crederlo, ltem, dico, che subito zonlo io a Trento inlexi de certa quantità de biave doveva esser gionte a Igna, loco de sopra da Trento miglia 20. Subito mandai de lì una mia guida, qual haveva menalo con mi per intender de ciò la verità ; qual fino al mio partir de lì non era zonto, perché io mi parlili più presto dell’ ordine dato, et questo per essere io sta scoperto da uiv> guida, qual guidava quel secretario di l’Archiduca questo Octubrio a Mantoa, al qual gli fu driedo per reteñirlo fino a le Tavarnele, come il tutto sa vostra signoria. Di sorte che mi è sta forza fuzer el venir via per strade inusitada pur stravestido da molinaro, perché a tutti li mei abiti io era conosciuto, et veni a la volta de Uoveredo, et 26 tolsi do guide qual mi guidò per la montagna di Vaiarsa sempre a piedi et per le neve grandissime, dove mi è sta forza lassar il cavallo et venir a piedi fino a Schivo, el se io non avesse fallo tal viazo, in tutti gli altri lochi era relenulo, nè altramente gli era remedio a la mia salute. ltem, dico haver inteso, come lo Imperatore ha scritto a P Arciduca che adoperi ogni suo inze-gno el potere in recuperare il Slado de Milano, che lui ge lo donava totalmente, nè in quello più voleva haverli a far dómenle lui lo recuperasse. Item, dico che a Trento gli erano reduli ludi gli castelani et capitanei circonvicini, el ogni zorno erano fra loro in gran raxonamenti secreti, el per questo inlexi da uno servilor del capitanio da Per-zene dovevano redursi di presto a la volta di Bol-zan in uno certo conseglio da esser fallo tra de lor. Item, ho inlexo per più vie a Trento, che l’Ar-ziduca die haver messo una (ansa suso la Hongaria el Boemia de meza corona per fuogo : se dice per reparation de turchi, ma si pensa al contrario. Allro per hora non ho, salvo che supplico con ogni reverenza vostra signoria quella si volgia var-dar da qualche futuro tradimento, perché a tulli gli andamenti el parole, per quello ho vislo et inteso, mi dubito, né allramenle mi posso immaginare. A la qual humilmenle mi ricomando. Da poi disnar, fo Collegio con la Signoria et al- 27') tri offici sopra la Beccaria, et nulla leño. Fo remeso a una altra volta. Da Constantinopoli, di sier Piero Zen vi-cebnilo, vene lettere per via di liagusi, di 28 Zener. Come era venuto uno oratore del Re vayvo-da de Hongaria, el qual aconzò le sue cose con quell) La carta SO' è bianca.