210 GIAPPONE E INGHILTERRA derà un marcine sufficiente di superiorità navale, il Giappone sarà sicuro da attacchi per mare da parte delle grandi flotte europee. In nessun altro modo, nell’avvenire, il Giappone potrebbe proteggersi dal pericolo di un intervento europeo. Sembra inoltre che i motivi che hanno spinto il Giappone a contrarre ed a rinnovare l’alleanza debbano diventare più forti con l'andare del tempo. Lo sviluppo degli interessi europei in Cina e lo sviluppo generale delle flotte europee in proporzioni maggiori di quelle che il Giappone può permettersi di seguire lo condurranno sempre più a fare assegnamento su questa sicura protezione che la supremazia navale britannica può tanto facilmente accordare. Gli obblighi della Gran Bretpgna verso il Giappone derivanti dall’alleanza non si limitano ad impedire che dalle acque europee venga inviata una flotta per alterare di un colpo la forza navale nei Mari della Cina: noi siamo impegnati a mantenere in queste acque una forza superiore a quella di qualsiasi altra Potenza europea, ed in conseguenza viene prevenuto per il Giappone anche ogni pericolo derivante dal graduale accrescimento di squadre europee nell’Estremo Oriente Ma nei domini del Pacifico i sudditi brilan-nici accettano con alquanto dubbio le assicurazioni delle autorità imperiali sulle garanzie della protezione dell’ Impero nipponico: essi guardano al futuro e non credono che l’alleanza attuale possa essere eterna. Le « acque di casa» per gli anglo-sassoni del Pacifico sono quelle che bagnano le loro coste, i flutti del Pacifico stesso. La Nuova Zelanda e l’Austra- GlAPPOfcE E INGHILTERRA 211 lia non vogliono saperne nè di giapponesi nè di altri uomini di colore: non importa che esse, come gli altri domini che hanno adottato la «Politica bianca», abbiano una scarsa popolazione sopra territori estesissimi. La Nuova Zelanda e l’Australia, come la Colombia britannica ed il Canada e come tutti gli Stati dell’Unione americana che propugnano anch’es-si l’ostracismo agli uomini di colore, non vogliono giapponesi e cinesi che vivano e partecipino con essi alla vita pubblica, agli affari e alla politica. È una lotta di razze. Sia o meno frutto di un pregiudizio, essa fa sentire il suo peso sulla politica dell’Impero inglese e su quella degli Stali Uniti. I fautori della «White Policy» non ammettono transazioni di sorta nello svolgimento del loro programma: niente uomini di colore sui loro territori, anche se — trattandosi di territori inglesi — questi uomini di colore siano sudditi britannici. Così nel giugno deH’nnno scorso il piroscafo giapponese Komagata Maru, con 600 passeggeri indiani a bordo, ri iti ose per oltre un mese nella rada di Vancouver, al Canadá, senza che a questi disgraziati venisse accordato il permesso di sbarcare. Miss Pankhurst, la celebre suffragista londinese, aveva fatto scuola: i 600 indiani dichiararono che se non fosse stato loro concesso di sbarcare, si sarebbero lasciati morire di fame. La popolazione canadese, da parte sua, di- Zin^arelli. Il dominio del mcire. H*