4 IL CONFLITTO EUROPEO Berlino dopo quello ch’egli riteneva giustamente un successo diplomatico, abbia detto a Francesco Giuseppe: «Maestà, la porta dei Balcani vi è aperta!». Era la porta di un labirinto: si sapeva come ci si entrava, si ignorava come uscirne. Ma bisognava entrarci. Negli ultimi Lrent’anni la politica austriaca aveva subito troppi insuccessi perchè il prestigio della Monarchia non dovesse essere puntellato con questa espansione ¡nei Balcani: nel ’59 i francosardi le avevano tolto la Lombardia, nel ’64 la Prussia l’aveva fustigata a sangue, nel ’66 italiani e prussiani avevano completato lo smembramento. Il Congresso di Berlino fu il fruito dell’abile politica bisniarekiana che non umiliava troppo uno per non esaltare troppo un altro, L’Austria ebbe il diritto di occupare la Bosnia e l’Erzegovina, col Sangiaccato di Novi Bazar, ed ebbe la polizia marittima delle coste del Montenegro: essa veniva così a rafforzarsi a sud e ad assicurarsi, col Sangiaccato di Novi Bazar, la via per Salonicco, a cui aspirava con tutte le sue forze, e nello stesso tempo, di fronte all’inazione dell’Italia, stabiliva la sua supremazia nell’Adriatico. Tuttavia il 1878 spostò anche l’equilibrio dei valori dei popoli soggetti allo scettro degli Asburgo: gli slavi diventarono in troppi. Fino a quando essi fossero stati una massa di popolo inerte, la Monarchia danubiana avrebbe avuto poco da temere. Ma se qualcuno avesse IL CONFLITTO EUROPEO 5 propugnato fra la grande massa l’idea di nazionalità, la situazione sarebbe diventata gravissima. Così il sorgere dell’idea panserba, che rappresentava un pericolo più immediato di quella panslavista, mise l’Austria di fronte al problema decisivo: o subire in casa un irredentismo serbo con i rischi relativi, o eliminarne la causa principale umiliando la Serbia stessa. La crisi bosniaca del 1908 e le due guerre balcaniche diedero le ultime spinte verso il conflitto sanguinoso. L’annessione definitiva della Bosnia e dell’Erzegovina all’impero austriaco fu un colpo gravissimo per l’orgoglio dei serbi. Ma il piccolo Stato non poteva da solo affrontare il grande Impero. La Russia stessa non era in grado di dargli aiuto: certo la campagna in Manciuria doveva ancora pesare sulle spalle del colosso. La Serbia doveLle rodere il freno. Nell’attesa maturarono le guerre balcaniche. La storia ci fornisce mille esempi della commozione provocata fra i sudditi di uno Stalo usurpatore dalle notizie dei trionfi della terra madre. La storia d’Italia conta i più belli, forse. Le vittorie della piccola Serbia nelle guerre balcaniche ridestarono il fuoco che per tren-tasei anni aveva sonnecchiato sotto le ceneri abilmente sparse dal Gabinetto di Vienna sugli entusiasmi degli slavi del sud. L’Arciduca ereditario d’Austria aveva sognato nientemeno che di assorbire addirittura la Serbia, ed ora si