220 GIAPPONE E INGHILTERRA ~ ; ~~ vive sopra un’estensione di 208 000 chilometri quadrali, mentre sugli 8 milioni di chilometri quadrali dell’Australia non ne vivono che 5 milioni. Troppo vuoto c’è in queste regioni perchè gli esuberanti popoli asiatici non tentino in tutti i modi di andare ad occuparlo. 300 milioni di indiani, 100 milioni di cinesi c 55 milioni di giapponesi non possono dedicarsi allo sfruttamento di queste terre perchè vi si oppongono una dozzina di milioni di bianchi. È follia sperare che una colonizzazione di que-sle terre possa essere compiuta dai bianchi soltanto: il tasso della natalità di questi ultimi, come quello di tutte le società ad educazione occidentale modernissima, è assai scarso e basterà pensare che nella Colombia britannica, dove la popolazione non s’accresce che con un tasso annuale del 15 per mille, la densità per chilometro quadrato è di appena un abitante e mezzo. Il danno economico non viene, comunque, tenuto in considerazione: la Nuova Zelanda e l’Australia, anzi, non hanno esitato ad accrescerlo istituendo il servizio militare obbligatorio, il quale, com’è noto, non esiste nella stessa madre patria. Pure, la natura non si violenta e la legge dell’equilibrio della distribuzione degli individui sulla superficie terrestre è una legge inesorabile; essa ricorda il principio dei vasi comunicanti, meravigliosamente semplice. Un autorevole scrittore americano, il capitano P. E. Whillon, in una con- GIAPPONE E INGHILTERRA 221 ferenza letta nel febbraio del li) 11 alla Iloyal Artillery Institution . diceva: “ Noi siamo pronti a riconoscere che la Germania debba avere il suo posto al sole. La Germania ha 311 abitanti per miglio quadrato; il Giappone ne ha 360. Se ammettiamo per la Germania la necessità di espandersi, perchè dobbiamo chiudere gli occhi davanti ad una identica necessita per il Giappone? „ Così proprio un americano poneva in rilievo la diversità di trattamento verso gli immigranti tedeschi e giapponesi agli Stati l niti. In tutto il complesso problema crealo dal pericolo giallo, la posizione più critica è certo quella dell’Inghilterra. Essa (leve da una parte agire come alleata del Giappone, dall’altra è sovrana di popoli di colore c non può combattere l’inlransigenza delle sue colonie anglo-sassoni e della loro White Policy . Durante il critico periodo del 1907, quando la squadra americana dell’ammiraglio Evans fece scalo in Australia nella sua crociera nel Pacifico, le accoglienze furono deliranti. Si era allora al diapason del pregiudizio anti-asiatico » : la squadra americana, che appariva minacciosa nel Pacifico disposta ad affermare contro il Giappone l’egemonia degli Stali 1 niti sul grande Oceano, venne considerata il paladino della razza bianca. Fino a che punto potrebbe arrivare domani la fedeltà dei domini britannici popolali dalla razza anglo-sassone?