LA MISSIONE DI LORD II ALDA NE chiarazione di guerra ¡non ebbe luogo che sci giorni dopo. Byng, I l 1 agosto 1718, distrusse la llolla spaglinola davanti Siracusa senza aspettare che la guerra fosse dichiarata: la sua attesa avrebbe dovuto prolungarsi fino al 27 dicembre. 1 ren'tasette anni più tardi, quando la livaie era la l'rancia, Boscawen attaccava presso Terranova la squadra francese e in poche settimane le navi britanniche, lanciate a una caccia febbrile su tutti i mari, catturavano 300 navi mercantili del nemico. Le ostilità cominciarono ufficialmente il 23 gennaio 175G; dì fatto la Gran Bretagna le aveva iniziate l’8 giugno dell’anno precedente.Il criterio della sorpresa, uno di quelli che la strategia raccomanda maggiormente, veniva applicalo nel modo più luminoso. 11 suo primo propugnato-re era stato Baleigh, il favorito della Regina Elisabetta giustiziato da Giacomo I, quando, nel 1588, consigliava alla sua Sovrana di piombare all’improvviso sulle navi della Felicísima Armada che Filippo II faceva allestire nei porti spaglinoli. In questa attesa dell Inghilterra vi è un senso di generosità davanti al quale bisogna inchinarsi. Gli uomini politici inglesi capivano che i tempi erano mutati. Sistemi di guerra che nel X\ I e nel X\ lì secolo erano riusciti utili, nel secolo XX avrebbero attirato la ro- A. 31. Lauheuì', TjC luttcs maritinies prochaines. — Parigi, Cliallemel. 1908, pag. 4(>. --------————— LA MISSIONE DI LORD IIALDANE vina prima di tutto sidla stessa Gran Bretagna. Norman Angeli, nella Grande illusione, aveva sperato la fine di tutte te guerre. L’internazionalizzazione della finanza — nella tesi dello scrittore — avrebbe fatto sì che il danno dello Stato vinLo si sarebbe ripercosso in misura uguale, se non maggiore, sullo Stato vincitore. La grande illusione» era il fondare sulla potenza bellica la propria prosperità. Ma era più grande ancora l’illusione della pace. Non nell’eternità di questa sperava l’Inghilterra: sperava soltanto di allontanare gli orrori di un conflitto, il crollo di fortune accumulate per anni ed anni e la strage ui esistenze preziose, quanto più a lungo fosse possibile. Ogni uomo onesto deve riconoscere che la Gran Bretagna non ha voluto la guerra. Dimentichiamo, se occorre, la ragione umanitaria: ricordiamo soltanto quella egoistica. Da sola basta sempre a dimostrare che una conflagrazione inesorabilmente mondiale non sarebbe stata nell’interesse dell’impero. Tutto questo è stato visto anche in Germania, ma dopo quindici mesi di guerra! Sul Ber-liner Tageblatt, il conte von Monts, già ambasciatore tedesco a Roma, ha deplorato l’inevitabile indebolimento a cui l’Europa sarà ridotta dalla guerra. Perdite colossali di uomini e di denaro, perdite di forze e di lavoro, di ingegno e di sapere. Lo scrittore aggiungeva: «Si ode dire da tedeschi: Se perdiamo uomini