7 14 la città: si affratellò subitoco’soldati baciandoli, ed anche baciando le manie le braccia degli uflìzialid’ogni grado, equc-sti e quelli corrisposero, secondando i popolari eccessivi trasporti; nuova scena che durò un 4 ore. Nella notte tutta la città fu illuminata a cera,e per ogni piazza si piantarono orchestre. I teatri furono aperti al pubblico, ed era cosa nuova e singolare, il vedere come il popolo ne impediva l’ingresso a tutte le donne che non avevano al loro fianco, un soldato se popolane, ed un ufiiziale se nobili o civili. Finiti con quel giorno questi primi slanci d’allegrezza, le feste parziali d’ogni parrocchia e d’ogni strada maggiore, divise per turno, durarono per più di due mesi con musiche, viva, canti popolari e illuminazioni. Tutto questo fu una luminosa prova della generale contentezza, per essersi liberati dallo spavento incusso dalla prepotenza de’ partiti occupatori; questo prevalse al dolore del perduto dominio e del modo perciò usa-toepantomimico. llcessato governo francese volendosi assicurare della fede o spirito pubblico di tutti gli abitanti di Venezia, onde corrispondere al pattuito a Leoben,avea invitato i capi di famiglia di raccogliersi in determinatogiorno nelle chiese delle rispettive parrocchie, per dare il singolo loro volo, dichiarando se amassero di farsi fratelli della repubblica Cisalpina, o preferissero la sudditanza dell'impero austriaco; ma con l'istruzio-ue a’raccoglitori de’voti, di proclamare iu ogni modo la votazione essere favorevole alla dominazione austriaca ! Al che i veneziani posero suggello col giuramento di fedeltà che prestarono al nuovo sovrano Francesco II, che un notaio pubblico per ogni parrocchia andò a ricevere, insieme alla sottoscrizione di ciascun capo di famiglia, nella chiesa a cui appartenevano. Il nobile veneto Francesco Pesaro, che recentemente erasi veduto pai tire da questa sua città natale, per recarsi, come dicevasi,e già di sopra uotai,a cercare la libertà nella Svizzera, e invece era corso a Viennaj vi rientrònellaqualitàdi commissario imperiale, rivestilo di ogni più ampio potere; l’uso non generoso da lui fattone contro non pochi suoi noti avver sari politici, coperse di grand’ombra il suo nome. I nobili quindi stati antichi sovrani del paese, prestar dovettero nelle mani del suo collega il giuramento di fedeltà e ubbidienza; e l’ex doge Manin egli pure a ciò obbligato, nel comparire davanti al Pesaro, trasformato in agente dell’Austria,nel pronunziare^ forma richiesta, fu colto da talecoinmovimento, che cadde a terra fuori de’sensi, e l’asserisce 1’ Arte di verificare le date. A’ 6 febbraio 1798 si ripristinarono in tutte le città venete i consigli generali, i corpi, i collegi e i capitoli secolari per l’amministrazione delle pie fondazioni, sotto qualunque nome essi fossero stati nell."gennaio 1796,com’erano sotto la veneta repubblica. In ciascuna terra e castello si ristabilì la particolare rappreseutanzalocale, colle forme e metodi antichi: tutti i feudatari rieutrarononel liberogodiinen-to de’ioro diritti. Nel luglio si richiamò in osservanza la legge del giàconsigliode’ Dieci del 1788 sulle cause di divorzio e di nullità di matrimonio. Si ordinò poi che iu ogni provincia,secondo gli statuti vigenti si giudicasse nelle cause civili e criminali; e che a Venezia, oltre un tribunale d’appello per le provincie, esservene dovesse uno supremo di revisione per giudicar le liti in 3.a istanza. L’imperatore FrancescoII si dichiaròamplamentesucceduto così nei diritti che nei doveri della veueta sovranità,e con sovrana risoluzione 20 novembre 1798 volle annullato lo storno delle partite di credito, che il Pesaro avea ordinato nei libri di Zecca di tutti i capitali, ch’erano stati iscritti a favore degli acquirenti cariche della cessata repubblica, i quali avevano patito e-vizione neh 2 maggio 1797, equindi dovevano per contratto esserne rimborsati, cornea tulio il i8o5, ed iu parte lo fu-