brevi, esortandoli e pregandoli che fossero favorevoli all’impresa, lolla ad onore di Dio e in difesa della s. Fede; che nella creazione del nuovo Papa volessero lasciar da parte ogni umano rispetto e aver l’occhio soltanto al pericolo che minacciava tutta la cristianità,affermando che quanto alla repubblica ogni cosa era apparecchiata, ma dichiarando che il turco era armato gagliardemente, che il re d’ Ungheria avea bisogno di denaro, e che la signoria avrebbegli dato per parte sua ducati 60,000 all’anno, acciocché potesse far buona resistenza al nemico comune. Rispose il Cardinal Bessa-rione, con altamente lodare la repubblica di quanto avea fatto per la difesa della cristianità, e perché anco allora era stala la sola a seguire l’esempio del Papa. Che i cardinali manderebbero in mare a proprie spese 5 galee per 4 roe-si armale del tulio (delle quali 4 erano l’anconitane, ricavo da Peruzzi , che di più avverte ridotte a 3; aggiunge il Rinaldi anche le galee di Sicilia per disposizione di Pio 11); intanto tornasse il doge a Venezia, recandosi i cardinali a Roma all’elezione del Papa , ov’ erano restati i cardinali più vecchi. Dice il No-vaes, fattesi le consuete esequie, il doge Moro assiso fra’due ultimi cardinali diaconi recitò l’orazione funebre; ed al medesimo i cardinali depositarono i 5o,ooo scudi d’oro che il Papa avea lasciati per la guerra. Il Leoni scrive che il doge ebbe 4°!000 ducati d’oro e le 4 galee fabbricate in Ancona per proseguir l’impresa, la quale col Muratori e altri, qualificò di parole e pochi fatti. Il doge partì d’ Ancona a’ 16 agosto, arrivò il 23 al Lido , accollo festevolmente dalla signoria e condotto al palazzo nel Bucintoro. Novaes scrisse che Pio II donò al doge, altri dicono alla repubblica, lo Stocco e Berrettone ducali benedetti (siccome in Ancona per l’eccessivo caldo e per l’immenso popolo vi scoppiò la peste, onde ne fu tocco il Cardinal Barbo poi Papa, 227 forse nel ritorno della flotta comunicò il morbo alla città, poiché leggo nel Corner che la peste del 1464 in Venezia infierì tanto che penetrò ne’ sagri chiostri). I precordi di Pio II si deposero nel coro della cattedrale d’Ancona con iscrizione, ed il corpo fu porlato da’ cardinali in Roma. Quindi a’3o agosto elessero Papa il veneto Cardinal Barbo titolare di Si Marcodi Roma (chiesa da lui quasi rifabbricata ed abbellita, r.ou magnifico soffitto che restaurato da Gregorio XYI vi fu collocato anche il suo stemma ; ma la bella copertura del tetto, pure di Pao* lo 11, ed eziandio da Gregorio XVI restaurata, da ultimo è stata rimossa, occorrendo troppo a ripararne i danni, onde vi furono sostituiti i comuni coppi) e nipote d’Eugenio IV, che cambiando il nome di Pietro io quello di Paolo si disse Paolo II. Voleva assumere quello di Marco, ma ne fu distolto da’cardinali, per non darsi a conoscere troppo propenso alla sua patria, coinè notò il Cardinal di Pavia presente al conclave di 20 cardinali, fra’quali il camerlengo Sca-rampo Mezzarota l’adorò alquanto ripugnante per antica nimicizia, onde poi ne morì di cordoglio. Dunque non è veroquanto riporta il Reposati, Della zecca di Gubbio, t. 1, p. 220, che Paolo II quantunque fosse veneziano, non avea alcuna propensione per la sua repubblica, forse alludendo all’anteriori narrate dilfereuze pel vescovato di Padova. Infatti la repubblica ne provò grandissimo giubilo e mandò tosto a Roma 1 o ambasciatori d’ubbidienza a’5settembre per complimentarlo, sebbene soli 8 ne avesse mandali per lo zio, il solito essendo di 4, come superiormente notai. Il nuovo Papa, acerrimo contro i turchi, per quanto rilevai nel voi. LXXXI, p. 312, nel 1.° concistoro trattò de’mezzi per proseguir la guerra sagra contro la Turchia, riferiti dall' annalista Rinaldi, e perciò vi ammise tutti gli ambasciatori delle potenze ch’eransi portati a Roma a render-