804 la classe povera del popolo, Ita desiato al più alto grado l’attenzione de’filosofi e de’governanti. » La città special inerite, che, per la magnificenza de’ suoi monumenti, per la memoria della sua aulica potenza, per la singolare, anzi unica, sua forma, per la proverbiale gentilezza de’ suoi svegliati abitatori, visitata giornalmente da ricchi e cui ¡osi viaggiatori del vecchio e nuovo mondo, olire incessantemente il tema doluroso di elegiache declamazioni, è la nostra Venezia ( ninna sorpresa, lo è pure una Roma, ma pe’ maligni ed ingiusti calunniatori ignoranti, che si contentano di superficiali osservazioni e si fidano d’insulse relazioni d’u-na classe ciarliera e quasi idiota). I giornalisti, i romanzieri, gli eterni detrattori del presente, mescendo a qualche vero mollissimo falso, esagerarono enormemente la povertà diVenezia,checon ironica pompa chiamarono la grande mendica. E quel che più singolare si è, che le esagerazioni e falsità, ben facilmente condonabili alla leggerezza e vacuità di alcuni giornali ed alla sbrigliata fantasia de’ romanzieri, si ripeterono da scrittori profondi in opere importanti e di lunga lena. Quanto siavi di vero, noi veneziani non lo diremo : noi lasceremo invece,che sorridendo lo dicano que’ mille e mille stranieri, i quali vengono a respirare le dolci nostre aure, e che distesi su’ soffici cuscini delle agili nostre gondolette, passano estatici nel Gran canale tra le meraviglie dell’ai te e dell’avita grandezza. Lascereinoa loro la cura di combattere le menzogne e le calunnie, che farebbero quasi la metà degli abitanti di Venezia altrettanti accattoni; noi diciamo e sosteniamo, che anco il nostro buon popolo ama il lavoro, coltiva l’industria ed esercita le arti meccaniche con assiduità ed amore : diciamo e sosteniamo, che per la generosità cittadina e per le premure del governo, non manca in Venezia alcuna di quelle pie istituzioni, il cui santo scopo è di provve- dere a’bisogni delle classi povere e sofferenti. Che a Venezia ci siano poveri, che il benessere fisico e morale di alcune classi della nostra popolazione addoman-di speciali provvedimenti, che le antiche e le nuove istituzioni di beneficenza reclamino in lutto od in parte utili e savie riforme, non solo noi non vorremo negarlo, ma lo affermeremo anzi con intima persuasione. E quanto più siamo di ciò persuasi e convinti, tanto più ci gode l’animo dipoterannunciare che un cuore eminentemente religioso e benefico, una volontà ferma ed illuminata rivolsero cure pietose ed assidue a’poveri di Venezia, ed a’suoi stabilimenti di pubblica beneficenza. Per essere compresi, noi non abbiamo d’uopo di pronunciare l’augusto nome di S. A. I. R. il serenissimo arciduca Ferdinando Massimiliano,governa-tore generale di questo regno. Iniziatore e promotore sapiente di tutto, che può tornar buono e profittevole a’popoli, che furono al suo mite governo commessi, l’umanissimo principe volle conoscere a fondo la condizione materiale, morale ed economica de’suoi pii istituti, nonché lo slato e l’andamento della loro amministrazione, ueH’intendimento di applicarvi poi que’salutari rimediche fossero richiesti da’hisogni reali del primo e dalla possibile prosperità de’secondi. Coscienziosamente attinte senza pregiudizi od ingannevoli preoccupazioni alle più pure sorgenti, pervennero all’A. S. 1. le notizie ed informazioni dettagliale e positive, che uella vasta ed importante materia Ella potesse desiderare. Se per queste veridiche relazioni potè da un lato I’ augusto principe confermarsi nel convincimento, che un calcolo totalmente fallace ha fatto ascendere il catalogo de’noslri poveri ad una cifra superiore ad ogni immaginabile realtà, pur ebbe dall’altro a riconoscere che la condizione de’poveri stessi può essere suscettibile di miglioramento; chela mendicità questuante per le strade, causa bene spesso o cousegucuza del vizio,