i y8 dello Steno feconda di memorabili avvenimenti pe’quali la repubblica sempre più si estese in Terraferma, e raggiunse quello stesso splendore per le sue vittorie terrestri che già per le marittime avea acquistato. Ma anche il prof. Romani»,da questo stesso colmo di splendore esterno, ci vide il primitivo germe, cominciato tacitamente a svilupparsi, del decadimento della repubblica, assorbita da’ di-spendiiecon pregiudizio del commercio, fonte d’opulenza. Nel principio di questo dogado l’angustie della repubblica furono sensibili, atteso il pericolo che correvano le sue possessioni d’Oriente per la guerra del famoso kan de’ Tartari (F.) Tamerlano, eBajazet I imperatore de’ turchi ; e molto più ancora per parte de’genovesi comandati dal maresciallo Boucicault, governatore di Genova pel re di Francia, i quali eransi rivolti verso la Siria sotto pretesto di difendere dai turchi 1’ imperatore Emanuele Paleólogo. Scorreva allora que’ mari il prode Carlo Zeno, che mal comportando 1’ ingiurie e i danni che da coloro si facevano alla sua nazione, venne seco a battaglia nell'ottobre i4o3, e valorosamente gli respinse verso Modone, e grandi feste furono fatte a Venezia. Boucicault volle impugnare la riportata vittoria, e sfidò a singoiar tenzone quel campione che volesse destinare la repubblica ; ovvero coll piccolo drappello di francesi e genovesi contro altro di veneziani, oppure galea contro galea. Alle bravate del Bouci-eault, il doge e lo Zeno risposero con dignitoso silenzio. Nondimeno la repubblica scrisse lettere informatone dell’av-venuto, al Papa Bonifacio IX ed agli altri principi d’Italia. Però i genovesi domandarono la pace, e fu ben presto conclusa, mediante il compenso pagato dai genovesi di 180,000 ducati. Essendo stato deposto l’indegno e crudele imperatore Venceslao, gli fu sostituito nel 14o i Roberto il Piccolo di Baviera conte Palatiuo, il quale invitato da’fiorentini e dal Carrara a calare in Italia per guerreggiare il duca di Milano, ottenuto dai veneziani il passo pel Trevigiano,fu sconfitto a’ ?. i ottobre. Leopoldo duca d’Austria, fatto prigione e liberato dopo 3 giorni, tornò in Germania ; altri ne seguirono l’esempio, e cosi il formidabile esercito imperiale si sciolse. Roberto si recò a Padova, passò a Venezia incontrato dal doge e dalla signoria col bucintoro, colla propria consorte ed i figli. Non gli riuscì impegnare la repubblica ad una lega contro il duca di Milano, ed a’3 aprile 1402 fece ritorno in Germania', lasciando in Italia misero concetto del suo nome e valore. Nel settembre morto intanto Gio. Galeazzo Visconti duca di Milano, e lasciati Gio. Maria e Filippo Maria figli minori sotto la materna reggenza di Caterina, oltre il bastardo Gabriele Maria, tra’quali divise il suo vasto stato, con che finì la grandezza di quella potente casa, Siena e molte altre città sottraendosi dal dominio de’ Visconti ; e Bonifacio IX per ricuperare Perugia, Asisi e Bologna, si collegò col Carrara e co’fiorentini. Francesco li conquistò Verona, e vi dominò sotto il nome di Guglielmo della Scala, che fu poi da lui avvelenato. Tentava d’ impadronirsi ancora di Vicenza, ma questa bisognosa d’aiuto, fu esortata dalla reggente di Milano, che non poteva darle-ne, di dedicarsi a Venezia, il che seguì colle sue pertinenze nel i4o4- Lo stesso partito pigliarono alcune altre città, e per cessione della duchessa Caterina i veneziani venuero in possesso di Feltre, Belluno e Cividale; e questo fu seme di indignazione nel Carrarese, e di guerra fierissima de’veneziani controdi lui. Verona e Padova furono in breve da essi attaccate, e lo stato ormai crollava. Allora il marchese di Ferrara Nicolò d'E-ste,per sorreggere la cadente fortuna del suocero Francesco li, azzuffassi co’vene-ziani, ma fu vinto e costretto a’ 14 marzo i4o5 con pace umiliante a promettere