£¡32 buon sovrano, non avea energia nè aldina di quelle qualità clamorose che impongono al popolo francese. Convocali gli stati generali in Versailles, a’ 17 giugno si eressero in Assemblea nazionale, e si propose di dare una costituzione alla Francia. Animati i faziosi della riportata vittoria, divennero più audaci e predicarono altamente la sovranità del popolo. Si vollero allontanate dalla capitale le truppe, àccio non violentassero la libertà dell’assemblea, e questa manifesta resistenza alla corte accrebbe il fermento in ogni luogo, si comunicò alle milizie e divennero inubbidienti. Il popolaccio a’ i3 luglio in ogni angolo di Parigi gridò: Viva la libertà, si resista alla corte, si distruggano i ribaldi. Nel dì seguente fu distrutta la Bastiglia. Seguì la formazione della guardia nazionale, nella generale anarchia. Le provincie fecero eco alla capitale. Continuando l’assemblea nazionale le sue deliberazioni, detta pure Costituente, si compilò la Costituzione, e si costrinse il re ad accettarla. La rivoluzione fu completa, le cui conseguenze furono il soqquadrod’Europa, il crollamen-to di più troni, la caduta della repubblica di Venezia, quella colluvie di mali che ancora si piangono, che deplorai in tanti articoli. Le orrende scene dunque avvenute in Francia nell’infausto 1789, verificarono il presagito dall’ambasciatore veneto Cappello. Intanto il doge Paolo Re-nier avea compito la carriera della vita, dopo qualche lampo di passeggiera gloria, in minaccianti circostanze, colla ventura di non averne veduto il disastroso deplorabile sviluppo, poiché morì a’ 18 febbraio 1789. Fuchiuso nella tomba de’stioi maggiori nella chiesa di s. Nicola di Tolentino, ed ebbe elogio da Emanuele Azevedo, che avea per molti anni vissulo in onorala amicizia e comunanza di studi con lui. 42. Lodovico Manin CXX e. ultimo doge. Sotto tristi auspicii, stimato da tutti, fu elevato al trono ducale di'63 anni a 9 mr"'z0 '789> figli» di Lodovico Alvise. Avea sortito la piò culta educazio ne, specialmente pel buon volere della madre sua Maria Basadonna, la quale a-mava le lettere e il sapere (della quale è una traduzione dell’ opera di mg.r Du Boscq, intitolata La Donna onesta, Padova 1742), ed era divenuto pronto e nobile parlatore, e costumatissimo uomo. Perciò la repubblica volentieri il mise al governo delle principali sue città,di Vicenza nel 1752 come capitano, e collo stesso titolo nel 1757 di Verona,e qual pu destà nel 1 763*!! Crescia,delle quali l’ebbe ciascuna più padre che rettore.Si rese benemerito principalmente di Verona in una straordinaria inondazione dell’Adige. E nel reggimento di Brescia si meritò il soprannomedi Cenomano,il perchèleg gesi in una medaglia coniata in rame: Ludovico Manino Coenomano mdcclxiv. Brixia grata ingenua. Tornatone da tali uflizi, di già creato per merito uno de’ procuratori di s. Marco de ultra, promozione celebrala con diverse poetiche composizioni ; tenne parecchie magistrature di pubblica economia, come di revisore e regolatore sopra i dazi, revisore e regolatore delle rendite pubbli che, e alla provision del denaro. Fu pure eletto aggiunto a’beni inculti, e deputato all’asciugamento delle valli veronesi, ed ebbe quindi gran parte nel piano proposto e che si andò poscia eseguendo, finché altri destini ebbero le provincie venete. Gentile ne’ modi e maestoso, accorto ne’parlari e prudente, come descrissi, fu destinato nel 1782 uno de’ procuratori che doveano prestare servigio a Pio VI, cui l’aver piaciuto fu a lui di lode e gloria, e dal quale fu creato cavaliete in Udine, litoio confermatogli dal senato con decreto 23 marzo, e ne consegui spirituali benefizi per se e per la sua illustre famiglia. Asceso al trono, secondo il computo di alcuni fu il CX1X doge, esecon do quello di altri CXX, e per tale lo li ferisco seguendo la Serie del Nani e < e