palazzo del governo se non faceva giustizia alle loro ragioni. Manin e le autorità utilitari le fecero tornare al dovere. La capitolazione cominciò ad effettuarsi uel di seguente, e continuò ne’ giorni successivi senza disordine e senza difficoltà ; ed a’26 si presero disposizioni sul decrescentecholera.l bastimenti francesi e inglesi accolsero al loro bordo tutte le 4o persone proscritte e altre che vollero allontanarsi. Pepe, Tommaseo e Manin s’imbarcarono il 27 (la Civiltà Ca-lolica, serie 3.*, t. 8, p. 25o, e il Giornale di Roma del 1857 a p. 86q annunziarono: Manin, uno de’capi dell’ ultima rivoluzione italiana a Venezia, a’23 settembre 1857 d’una malattia di cuore mori a Parigi, pretendono certi giornali, senza chiedere i sagrameuti. il governo poi, temendo che i democratici parigini volessero profittare dell’ occasione de’suoi funerali per far le loro solite dimostrazioni, vietò a’giornali di pubblicare il domicilio del defunto e 1’ ora di sua sepoltura ; la quale fu fatta con poco accompagnamento e senz’ alcun discorso sopra la tomba. Disse di Manin la Revue des dcux 31 ondes: « S’ingannava nei suoi disegni e ne’suoi voti,perchè faceva dipendere l’avvenire dell’ Italia da combiuazioni chimeriche”. Abbiamo di un anonimo, Histoire de la republique de Peni se sons Manin. Manin et l'Italie, Parisi858). Mi è notoche sulla rivoluzione del 1848-49 ha scritto un Commentario il laborioso cav. Mulinelli, ricchissimo di documenti, che la sola sua posizione particolare poteva conoscere, che però non trovò prudente pubblicare. 5. Venezia tornata in dominio dell’Austria, tosto a’27 agosto con proclama del generai Dierkes, comandante austriaco della città di Venezia, fu in questa permessa l’entrata per via di terra e di mare a ogni genere di vittuaria, senz’alcun dazio consumo,onde approvigiouare abbondantemente la città; ma tempora-ueameute fu limitato il porto franco al 793 suo antico confine dell’isola di s. Giorgio; si abolì la tassa personale, e fissò il prezzo del sale. A’ 28 il generai Gorz-kowski governatore civile e militare di Venezia, annunziò il suo ingresso nella città alla testa delle truppe dell’imperatore Francesco Giuseppe I, per recarvi le consolazioni della pace , ricomporre l’ordine pubblieoe rimarginare possibilmente le profonde ferite,causate da una resistenza temeraria e pazzamente prolungata , da cui non poteva risultarne che strazii inutili e la rovina d’uua città monumentale. Nel passare però dallo stato di esaltamento all’ordine legale e al quieto vivere, a garanzia della pubblica tranquillità, per ora dichiarava ¡11 ¡stato d’assedio Venezia, Cliioggia e i luoghi compresi nell’ Estuario, per cui tutti i poteri si riconcentravano nella sua persona ; emanando altre disposizioni analoghe, il giudizio statario per le delinquenze, e soggettando la stampa alla censura preventiva. Nello stesso giorno 28 il generai Gorzkowski prese legale possesso della città di Venezia quale governatore civile e militare, colle truppe, facendola presidiare da esse in uno a’forli dell’Estuario. A’ 3o vi fece il solenue ingresso il conte Radetzky, con lieto volto, proveniente da Mdauo, con brillante stato maggiore, col suo capo barone Iless,accolto dalla popolazione festevolmente, tra le salve deH’artiglierie , e il suono delle campane di s. Marco, e delle bande militari, accompagnato dall’arciduca Sigismondo che poi partì per recare all'imperatore le chiavi , simbolo del ritorno aH’ubbidienza di Venezia, e de’voti cordiali di tanti sudditi fedeli e sventurati, che al pari di lauti altri popoli italiani non ebbero che pene e tormenti senza gioie e senza colpa, come dice la Gazzella di Venezia. Il feldmaresciallo Radetzky entralo in detta basilica, vi udì la messa e fu cantato.il Te Deum in rendimentodi grazie a Dio per la riacquistata illustre e bella città. Dopo