cui salì, ed altre pel segnilo. Arrivato a Mestre smontò al palazzo del procuratore E rizzo, ricevuto da molti vescovi e da gran numero di distinti nobili. Nell’ap-partainento fu complimentato dagli ambasciatori imperiale e di Spagna, presso la repubblica, dal ricevitore di Malta, tutti poi ammettendo all’udienza e al bacio del piede, e dopo la messa nella seguente mattina le ambasciatrici e molte dame veneziane. Benedetto il popolo, riprese a’12 il viaggio, preceduto da 6 corrieri, \ forieri, due camerieri pubblici e dalla cavalleria, oltre quella di scorta,per tutto lo stato veneto, cambiandosi i cavalli in ogni mezza posta. Si fermò a Treviso, a Conegliano venne ossequiato dal podestà Contarmi, e pernottò in Sacilej sempre incontrando lungo la via immenso popo- lo invocante la benedizione. A’i3 partì per Udine, capitale del Friuli veneto. Ivi l’io VI, nello stesso giorno dell’ arrivo, dice mg.‘ Dini, a dimostrazione di grato animo per I’ attente e assidue cure a-vute nel corso del viaggio, die’ al cav. Coniarmi una preziosa corona, tanto perse quanto per la cavaliera di lui consorte, e distinse il procuratore Manin , che ancora non avea avutola dichiarazione di cavaliere, con questo titolo, nella forma medesima, come soleva praticarsi in Roma con gli ambasciatori veneti prima del termine di loro ambasceria, quando aneli’essi non siano per anco stati con tale titolo fregiati ( invece racconta il Diario di Roma, che pure andava pubblicando la relazione del viaggio, dovendosi però preferire quella delDini,sebbene,uomo, puòaver anch’egli errato:che lainat-Ima de’14 il Papa avendo già creati cavalieri dello speron d’oro i due procuratori Contarmi e Manin,anzi quest’ultimo a Malghera, li regalò di due corone di lapislazzuli alla cavaliera e di due altre per le loro dame). Nel dì seguente il Pa-pa, da Udine s’incamminò a’confini, e ivi • ingraziatili amorevolmente, l’incaricò di esprimere per tutto la sua affettuosa ri- fi i t conoscenza al senato e al doge, entrò ne gli stati austriaci e giunse a Gorizia. Nel ritorno da Vienna, per Pioveredo rientrò l’i i maggio nel dominio veneto, trovando a’confini i medesimi due procuratori destinati ad accompagnarlo. Dopo aver pernottato a Verona la notte e quella seguente, a’i3 passò a Vicenza, indi a Padova, ovesi fermò anche il giorno (4> partendone a’i5. Dalla porta di Portei lo, sul Brenta ascese nel nobile burchiello o bucintoro, nel quale ammise, oltre i due procuratori, il cav. Alvise Mocenigo figlio del doge defunto, capitano e vicepodestà di Padova, rog.r Marcucci, mg.' Contessini, ing.'Garampi nunzio di Vienna, mg.' Bau uzzi nunzio di Venezia, ed altri prelati del seguito, passando il ri-manentedi questo in altri burcbielli. Tragittato il fiume, e giunti al Dolo, luogo molto popolato, né! tempo che ivi convenne fare trattenimento per l’aprìmento della porta, o sia ritegno dell’acque del fiume, fu il Papa di nuovo complimentato dal vescovo di Padova Giustiniani, che l’avea prevenuto per trovarsi à ossequiar- lo a’confini della diocesi. Giunto alla Mira si licenziò il cav. Mocenigo, per essere il termine di sua giurisdizione, onorato dal Papa con attestati di riconoscenza per le tante prodigate attenzioni. Al Mo-ranzano si presentò il patriarca di Venezia mg.r Giovanelli, accolto con tutti i conti-assegni d’estimazione. Giunti poi a Fusina, all’imboccatura delle venete Lagune, si trovarono ivi nelle proprie gondole una grande quantità di vescovi del- lo stato veneto per ossequiare il Papa, che corrispose a tutti con distintissima amorevolezza. Incamminatosi per la Laguna, ricoperta d’ogni specie di barche, fu proseguito il viaggio all’isola di s. Giorgio inAlga.Qui merita riportarsi il preambolo del veneto facondo e pio descrittole ùe.\V Arrivo, soggiorno cpartenza di Pio VI. » Santo, divino e purospiritodi religione, amore perfetto del caltolicismo, a tesolo dobbiamo, sì a te solo, l’alto, l’io-