lao Donalo, che diversi storici affermano essersene palesato autore il nobile veneto Nicolò Erizzo prima di morire, confessione che volle si pubblicasse a discolpa dello sventurato Jacopo. Nè mancano quelIi che asseriscono, aver I’ Erizzo confessato il suo delitto mentre Jacopo subiva perciò la condanna alla Canea, onde reclamò contro l’ingiustizia. Ma il Veludo biografo del doge, dice questo morto » senza aver almeno il conforto di vedere scoperta l’innocenza del figlio, se a consolar un padre de’suoi dolori può mai giovare un’ innocenza irreparabilmente punita”.Leggo nel cav. Mulinelli. Il doge Foscari morì nel di seguente dopo l’elezióne del successore, »focodopo il vero autore dell’assassinio di Ermolao Donalo scoprivasi in Nicolò Erizzo; ma Jacopo Foscari morto già era in prigione, ma il doge Foscari , parimenti più non vivendo, aver non potea la consolazione di vedere almen cancellata la infamia del figlio. Appagato così l’odio de’Dieci verso i Foscari, maggiormente compiuto essere non poteva il trionfo loro”. Dice la Civiltà Cattolica, che il Ber-lan da storico severo e senza spirito di parie, rovistando negli archivi gli antichi documenti, trovò sulla pietosa storia.» i.° Che il giovane Jacopo Foscari veramente avea trattati segreti col duca di Milano, il quale era sempre in guerra colla repubblica di Venezia , e fu vinto dal doge suo padre.2.° Che il giovane Foscari, se non fu confesso, fu convinto d’aver a-vuto mano nell’omicidio d’Almorò Donato. 3.° Che il Foscari dalla Canea non iscriveva fintamente al duca di Milano, ma che scrisse persino al gran sultano de’turchi, acciocché mandasse galee armale a levarlo di furto dalla Canea; delitti capitali tutti tre giusta le leggi di Venezia. Non è vero nulla che il vecchio padre fosse presente a’ processi, e molto meno alle torture: poiché anzi giuravano i consiglieri di guardare il più alto segreto, nè erano ammessi al giudizio 219 i parenti di casa Foscari : la tortura poi era in tutti i tribunali d’Europa; e sebbene ne’documenti del processo Foscari vi siano registrati i più minuti particolari, non è detto verbo nè dell’essersi dilaniato il Foscari (IVa’tormenli della tortura), nè che il padre il visitasse in letto quasi morieule, ma sì in un andito delle carceri , segno aperto che il giovane camminava, e potè accogliere i parenti. Queste sono le difese che il Berlan allega pel consiglio de’Dieci, e v’ aggiunge ch’egli non è lecito il detrarre ingiustamente a'morti, e massime a’nostri morti. Della deposizione poi del vecchio doge Francesco Foscari, padre di Jacopo, dice che la decrepitezza non dava diritto alcuno al consiglio de’Dieci di deporre il principe della repubblica (noterò col Romanin, che nel 1544 volevasi proporre la destituzione del doge Landò per infermità , con assegno vitalizio di ducati 2,000, e in morte funerale da principe, ina non se ne fece nulla ), e narra che codesto abuso di loro autorità fu cagione, che il gran consiglio di stato togliesse d’allora innanzi a quello de’Dieci ogni balia sopra il doge”. Nel dogado del Foscari si edificò la parie del ducale palazzo dal cantonale ov’è scolpita la figura di Venezia, fino alla porta della Carta di cui parlai nel § 11, n.l, descrivendo il palazzo; si compì la sala del maggior consiglio; s’intonacò tutta la facciata del palazzo a quadri di marmi rossi e bianchi; si eresse una loggia a Rialto , presso il ponte sul Canale; nuove strade si aprirono ivi e altrove, ed altri pubblici lavori. La presa di Costantinopoli e delle altre parti del greco impero, fatta da’ turchi, cacciava miseramente a vagare in terre straniere gran numero di profughi, e tra questi principalmente coloro che serbar volevano il sagro tesoro delle lettere, e che trovarono asilo, protezione, benevolenza in Veuezia, come pure in Firenze, Roma e in altre parti d’Italia, e vi riaccesero l’amore per le Lettere bel-