556 co nome attestassero la comune consolazione, cioè Antonio Grimani, Angelo Morosini, Silvestro Valiero poi doge, Federico Marcello, tutti procuratori di s. Marco, Sebastiano Foscarini cavaliere, e il detto Giovanni Lando.ll Papa dichiarò secretario di stato Giambattista Puibini nobile veneto, vescovo di Vicenza e suo pronipote, poi creandolo cardinale di s. Marco; Pietro Diadi Cartoli veneto, maestro di camera; Mariano Gabrielli d’ A-quileia coppiere; il nipote d. Antonio Otloboni generale di s. Chiesa; il figlio di questi e suo pronipote d. Marco, generale delle galee pontificie e governatore di Castel s. Angelo; prelati commissari! per i timori della peste, i patrizi veneti e di lui parenti, Giorgio Cornaro e Francesco Trevisan; nunzio di Venezia, Giuseppe Archinto milanese, che lo era diToscana,poi di Spagna e cardinale. Nel suo breve pontificato di circa 16 mesi creò cardinale, oltre il Rubini, il patrizio veneto Pietro Ottoboni suo pronipote, vice-cancelliere di s. Chiesa e legalo d’Avignone. Maritò la sua pronipote d. Cornelia Zeno al principe d. Urbano Barberini. Dimostrò 1’ amore che avea alla repubblica di Venezia sua amatissima patria in più modi e in molti incontri. Primamente spedì pronti marittimi aiuti nella guerra contro i turchi, poiché oltre le solite 5 galere pontificie, ne assoldò 2 da’genovesi, rinforzandole con altri vascelli e con 2,000 soldati da sbarco, di cui oltre i delti generali, eia soprintendente il cardinal Albani poi Clemente XI. Gli concesse le decime e de’ sussidii per lo stesso fine, onde per memoria furono coniate due piastre di sedici scudi d’oro nel 1690 e nel 1691 col motto: Legione ad Bellum Sacrimi lmtrucia. Il Novaes dice che Innocenzo XI annullò l'antico diritto o meglio privilegio di e-sigere dagli ecclesiastici le decime, e che Alessandro Vili Io rinnovò. Con indulto speciale di breve apostolico gli accordò la facoltà di padronato e nominazio- ne a tutte le chiese di nuova conquista, così nel Levante come nella Dalmazia e nell’Albania , del qual privilegio la re. pubblica ne esercitò pienamente il pos. sesso. Confermò e ampliò le prerogative del primicerio della basilica ducale dii Marco, al modo riferito nel § VI, n. •> Canonizzò solennemente il proto-patriarca di Venezia s. Lorenzo Giustiniani. Finalmente per la stima particolare che fa. ceva della repubblica, nella persona del gran guerriero serenissimo doge Francesco Morosini, a mezzo di mg.r Michelangelo Conti, poi Innocenzo XIII,gl’iavib l’insegue dell0 Stocco e Berrettone ducale benedetti, dono solito.farsi a’sommi principi e segnalatissimi capitani, i quali abbiano promosso e fatti ragguardevoli acquisti in vantaggio e incremento del cristianesimo, e difesa la cattolica religione. Il veneto storico contemporaneo Bru-soni assicura, che non può dirsi bastevol-mente con quanta riverenza e con quan-togiubilo fosse dal doge, dal senato e dalla nobiltà veneziana ricevuto un testimonio di onore sì singolare; godendo la repubblica e gloriandosi di tanto padre e benefattore, pe’prìvilegi e onorificenze da lui largamente ricevuti. Tuttora si conserva nel Tesoro di s. Marco lo stocco 0 squadrone colla sua nobile cintura di velluto, e lo notai nel descriverlo, nel 11. 7 del § V. Tali insegne volle il doge Morosini soprapporre al proprio stemma,ed anche da altre parti ricevè alte dimostrazioni.Continuando nel 1690 la guerra contro Soli manol II,al doge era stato sostituito nella capitanía generale il cav. Girolamo Cornaro glorioso per l’imprese di Dalmazia. Proseguendo il blocco di Malvasia, importante considerandosene 1 acquisto, la strinse d’assedio, ed allora temerono i turchi la sua caduta, come unico e considerabile avanzo del superstite posseduto nel regno di Morea, onde non mancarono per via di mare tentare soccorrerla. Tutto riuscì inutilmente. La vigilanza del generai Cornaro che teneva