3o2 a ridinne immune, ed n’afi agosto 1^20 compariva dinanzi al collegio il vicario del patriarca Contarmi , presentando la pontificia bolla di condanna delt’opere e delle proposizioni in essa specificatediLu-tero, con minaccia di scomunica a dii le tenesse e professasse; e domandò licenza di sequestrare le opere luterane presso il libraio tedesco Giordano domiciliato a s. Maurizio, il che venne eseguito e il patriarca le fece pubblicamente bruciare. Non pertanto anche in Venezia eransi propagate, come suole sempre avvenire de’ libri posti all 'Indice de’libri proibiti, perciò appunto lauto più ricercali, e per chi non deve confutarli o conoscerne a buon fine gli errori, per riprovevole curiosità. Certamente gli avrà letti quel traviato fr. Andrea da Ferrara, seguace di Lutero, che audacemente con pubblico scandalo predicò sur un poggiuolo in campo s. Stefano, sparlando del Papa e della Corte di Roma, del cui vocabolo anche nel voi. LX111, p.i53. Leone X fece rimostranze alla repubblica per impedire la stampa dell’opera di quel pessimo frate, ed il nunzio apostolico di Venezia domandò la punizione di esso; ma il tollerante governo già l’avea fatto partire, onde si limitò ad assicurare che il libro non sarebbe impresso. Dimostra il prof. [toma-nin, che tutt’allro che severissima fu la repubblica di Venezia nel perseguitare gli eretici, come altri pretesero, saviamente notando,chealcuni fatti isolatamente presi, e alcune parole non bastano a far concludere con rettitudine di giudizio sul sistema in generale; convenire tener sempre conto delle circostanze tutte, le quali dierono motivo a certi fatti o a certe leggi, e dell’applicazione che queste ebbero nella pratica.» Un profondo sentimento religioso fu sempre ne’veneziani, e si manifesta in tutte le pratiche esternedel-la religione, in tutti i provvedimenti fatti in ogni tempo a suo favore, negli atti stessi del governo, i cui esordii pieni sempre dell’idea religiosa respingono ogni sospet- to d’indifferenza, tra la quale e la tolleranza dell-’ altrui credenza corre un bel divario. Ma nello stesso tempo la natura speciale del loro stato eminentemente commerciale , e in cui fin da remoti tempi concorsero sempre individui di tutte le nazioni e religioni, esigeva un particolare riguardo alla libertà di coscienza, e proponeva il dillicile assunto di sostenere da una parte intatta la cattolica fede, e di accogliere dall’altra tutte le religioni e non perseguitare alcuno a motivo delle sue opinioni religiose, fino a tanto che queste non degenerassero in ¡scandalo pubblico o in atti atteutatorii alla religione dominante.Di conformità a questo principio opponeva la repubblica lunga resistenza ad ammettere l’inquisizione, e quando pur alfine l’accettò fu soltanto con certe strette condizioni e co Ila continua vigilanza de’mngistrati, incaricandone anzi in ¡specialità il doge, capo responsabile dello stato, ed il 20 marzo i52i il consiglio de’Dieci prendeva circa a certi eretici accusati di stregheria in Valcamonica una deliberazione degna di considerazione per più rispetti, la quale, ricordato al principtolozelo sempre spiegato dalla repubblica in pro della fede cattolica, non ascondeva però come in tal materia fosse uopo procedere con maturità e giustizia, e affidarne l’esame a persone al di sopra d’ogni sospetto, di chiara intelligenza e di retto giudizio. Vole-vasi quindi che della faccenda di quegli stregoni fossero incaricati uno o due vescovi insieme col p. inquisitore,i (¡uali tutti fossero di dottrina, bontà e integrità prestante , e con loro avessero a convenire due dottori laici per la formazione de’processi. I quali processi ridotti a termine senza uso di tortura, dovessero essere poscia esaminati con nuovo interrogatorio de’rei da ambo i rettori di Brescia colla corte del podestà e 4 altri dottori, procedendocon tutta.diligenza e circospezione prima di passarealla sentenza, e badando atteutameute che 1’ appetito