sto alla stia elezione al dogado. Nel i 187, a mezzo degli ambasciatori Giovanni Po-lani, Pietro Dondidio ed Orio Orio, ottenne dall'imperatore Lotario 11 la conferma de’ privilegi antichi. Molestati i veneti da’ fanesi, il doge con un’ armata li costrinse a ritirarsi, ed a pagare annuo tributo; altri vogliono che Fano molestato invece da’ ravennati e da’ pesaresi, invocato l’aiuto de’ veneti, si fece tributario della chiesa di s. Marco. Meglio è vedere il § V, verso il fine del n. 7. Avendo i padovani fatto nel I 14-3 alcuni tagli nel fiume Brenta in danno de’ veneziani, il doge vedeudone impedito il corso a’ navigli, resi inutili gli amichevoli modi, portatosi sul loro territorio lo devastò. Allora i padovani si armarono e si venne a battaglia; i padovani condotti da Guido di Montagnana e Pietro Gambacorta, i veneziani dal doge. Dopo varie prove di vicendevole bravura, il doge respinse i nemici, e confermò poi, colla implorata pace, gli antichi patti con essi. Anche co’pisani,antichi rivali, per ostili insulti marittimi, insorse-so discordie per motivi di commercio, e Papa Lucio 11 le accomodò. Capodistria ch’era tributaria, venne circa il 1 14-5 cogli abitanti d’ Isola e di Fola a divozione della repubblica; dipoi il suo vescovato fu unitoa quello di Trieste,e meglio ne riparlai iu tale articolo. Indi furono tolti vari disordini introdottisi nell’antica festa delle Marie, e fu decretato l ordine per la solenne annua processione. 11 doge già era stato mediatore fra Giovanni Comneno, padre d’Emanuele, imperatore greco, e Corrado III imperatore d’ Occidente, per unirli in alleanza contro Ruggero I re di Sicilia. Ed essendosi risoluto nel consiglio, del 1 148, d’aiutare Eminauuele contro il siciliano monarca, il doge stesso s’offrì d’andare in persona all’ armata. Laonde allestite 4o galee e i4 navi vi montò sopra, ma insorta fortuna di mare, il doge si fermò nel porto di Canale, ove ammalatosi 73 gli convenne ripatriare. Tuttavolta la spedizione,seguì sotto il comando di Giovanili fratello del doge, e sotto Rainieri figlio di lui. Questa spedizione fu di grande aiuto all’ imperatore nella guerra e nella ricupera di Corfù, e non meno utile al veneto commercio. Il Polani dalla contratta malattia morì nel 1 148 e fu sepolto in s. Cipriano di Murano. Si pretende che esista una moneta originale di questo doge, che il Zanetti si sforzò spiegare con dissertazione, ma il eh. cav. Cicogna dichiara la notizia fallace, perchè invece di leggersi sulla moneta da lui illustrata Potano Ima., leggesi Romano Ini/)., oltre di che al doge di Venezia non fu mai dato il titolo d’ imperatore.— Domenico Morosità XXXVII doge. Le sue prime militari imprese l’eseguì nel 1 ia3 e 1 124 nel dogado di Domenico Michiel colla crociata nella presa di Tiro, e nel 1 ¡48 divenne doge in età molto avanzala. Nello stesso anno ebbe il merito di far progredire fino al pinacolo il campanile di s. Marco. Nel seguente 1 149 un impetuoso fuoco uscito dalla contrada di s. Maria Muter Domini bruciò i3 contrade vicine, e giunse fino alla chiesa di s. Raffaele arcangelo : il doge e i veneziani accorsero più sollecitamente che fu possibile alla riparazione, riedificando in pietra quelle case ch'erano per lo più di legno. Nel 1 1 53 annate 5o galee il doge ne affidò il comando al figlio Domenico, ed a Marino Gradenigo per ricuperare Pola e alcune altre terre dell’Istria eh’erausi ribellate, o erano state occupate da’corsari, e che poi dovettero assegnare quell’annuo tributo alla chiesa di s. Marco che registrai in quel § e numero poc’anzi citati. Nondimeno nella biografìa del doge è detto: due migliaia d’olio per Pola, due orne d’olio per Rovigno, oltre 5 roma-nati per la fabbrica della chiesa stessa; que’ di Parenzo patteggiarono d’andare a Zara, e in Ancona dove volesse il doge, senza soldo, e di contribuire anuual-