842 avea stabilito. Per sottrarsi dalle disgustose molestie, che colla sua ostinazione s’era d’ogni parte suscitate, il patriarca si risolse a volontario esilio, allontanandosi dalla città con grave scandalo e disonore di essa, come pure della dignità pontifìcia , il cui nunzio doveva lottare spesso contro l’ordinario. Parti fr. Girolamo nel 15>4 *> ma già altre volte per simile cagione avea abbandonato la sua residenza, come nel [533, e allora il senato gli avea sospeso le rendite, solo ritornandovi verso il i54o, dopo aver dimorato in Ronzano presso Rologna e in Bologna stessa. Per questa 2.“ suaassenza, Paolo II I con breve de’ 27 febbraio 1542 incaricò il suo nunzio e il primicerio di s. Marco, a vegliare perchè durante la sua lontananza non avessero a patire discapito le chiese parrocchiali. Trovo nel prof. Romauin, t. 6, p. 14» che Clemente VII a togliere gli abusi introdotti nella collezione de’benefìzi e nell’elezione de’pievani emanò nel 15(5 (dovrà dire nel i525) la bolla detta Clementina, sebbene pubblicata a’ 14 dicembre i53o, della quale il governo si mostrò tanto geloso, che nominò apposito dottore laico, versato nel gius canonico, affinchè col titolo di Conservatore della bolla Clementina avesse a vegliare alla sua puntuale esecuzione. Il Cosmi ne scrisse la Storia, eh’è nella Marciana rnss. Il patriarca benché lontano si prese cura del clero, e specialmente dell’educazione de*chierici, pe’ quali instituí un fondo pe’maestri che dovessero istruirli, e decente abitazione presso la cattedrale. Fr. Girolamo passò gli ultimi anni del viver suo, presso Vicenza sul colle di s. Sebastiano, ove mori a’ 19 agosto i554, e trasferito il cadavere in Venezia fu deposto nel capitolo del suo autico convento di s. Domenico, nel sepolcro che crasi preparato, con ouorifìco epitaffio; ma a’ nostri giorni demolito il convento, le sue ossa furono trasportate iu s. Pietro di Castello. Grande fu la sua carità verso i poveri di quel sestiere, mirabile l’amor patrio, per cui aiutò la repubblica con denari e con eiFelti preziosi nelle sue urgenze. Le sue maniere strane e l’eccessiva rigidezza provocarono il seuato a proporsi quasi per legge, di non ¡scegliere mai più alla patriarcal dignità ve-run claustrale, ma quindi innanzi di promuovervi un senatore. — Pier Francesco Contarini XII patriarca. Senatore e censore, uno de’ più delicati e onorevoli uffici della repubblica, dallo stato secolaresco, fu innalzato al grado supremo dell’ecclesiastica gerarchia veneta ai 21 agosto 1554, però visse soli 16 mesi, morendo nella notte di Natale i555, lodato per molte virtù e somma dottrina, forse autore d’un commento sui libri d'Aristotile De pliysico auditu. — Vincenzo Diedo XIII patriarca. Podestà di Padova e senatore, fu eletto a’25 gennaio 1 556. Ricordevole Paolo IVde’ dissapori tra la nunziatura di Venezia e il patriarca Quirini, raccomandò al suo nunzio caldamente la buona relazione col nuovo patriarca. Questi fu vigilantissimo e premurosissimo dell’osservanza e del decoro dell’ecclesiastica disciplina, perciò ebbe a incontrare molte opposizioni col clero cui riusciva gravoso il suo zelo. Ma il saggio prelato invocò l’approvazione pontifìcia,e tutelò all'ombra di essa le stabilite regole. Alche si riferisce la lettera di Paolo IV de’2 marzo i55y sull’idoneità completa degli a-spiranti ad ogni benefìcio. 11 patriarca restaurò la cattedrale ed i propinqui e-difìzi, e mori l’8 dicembre i55g, sepolto dinanzi la porta maggiore di tal tempio. — Giovanni li Trevisan XIV patriarca. Abbate 6o.° benedettino di s. Cipriano di Murano, fu eletto ne’ primi di gennaio i56o, a cui nel confermarlo a’16 febbraio Pio IV, gli accordò ritenere in commenda l’abbazia per tutta la vita, e nel i.° marzo concesse per indulto pontifìcio l’uso del Rocchetto, come notai iu quell’articolo, ed altre iusegue