776 le dal popolale furore, lua crebbe oltre modo il fermeulo nella notte per la voce sparsa cbe di razzi alla Congrève avesse egli armate alcune navi e piroghe per incendiar la città. Adonta però de’cousigli in contrario ricevuti, egli volle nella mattina de*22 recarsi all’Arsenale, ma gli o-perai miseramente e crudelmente l’uccisero, facendo orrendo strazio del di lui corpo. La notizia della barbara morte dell’infelice Marinovich si diffuse tosto per tutta la città. Allora l’avv. Manin si pose alla testa d’un numero di guardie civiche e s’impadronì de’più importanti punti dell’ Arsenale. Uscendo egli di là annunziò che 1’ Arsenale era in suo potere, alla quale notizia i soldati del maggiore WimpfFen e quelli della marina, gittate le insegne austriache (pomponi), vi sostituirono la coccarda tricolore. Dopo ciò la veneta marina disponeva legni, armi e munizioni a tutela della Laguna, de'canali e de’foi ti. Frattanto il municipio delegò una deputazione onde dichiarasse francamente al governatore civile, che la città non sarebbe stata tranquilla finche tutti i mezzi d’ offesa e di difesa non fossero posti in roano de’ cittadini. Questo governatore depose il potere nelle mani del governatore militare, il quale fu obbligato, nellostesso giorno 22 marzo, a stipulare colla detta deputazione la seguente capitolazione.» Cessare il governo civile e militare; le truppe austriache abbandonare la città e tutti i forti, e partire per via di mare, restando a Venezia le truppe italiane; il materiale da guerra e tutte le casse; il nuovo governo dover provvedere al trasporto delle truppe, alle quali sarà data la paga per 3 mesi; a garanzia del trattato il governatore militare dover rimanere l’ultimo iti Venezia Il governo venue assunto da’ deputati. Alle ore due pomeridiane convennero sulla piazza 2,000 uomini del la guardia civica (essendone comandante in capo l’avv. Angelo Mengaldo) per assistere alla benedizione della bandiera nazionale tricolore. In questo frattempo la presa dell’Arseuale viene avvertila dalle grida : Viva la Repubblica ! Viva s. Marco! Era Manin alla testa de’suoi reduce dall’Arsenale. Egli arringò il popo- lo e propose la forma di governo repubblicano.I contraenti della detta deputazione deposero il potere nelle mani del co mandante la guardia civica, affinchè costituisse ungoverno provvisorio. Eglife ce defilare sulla piazza i battaglioni della guardia civica, e dopo ricevuta dal patriarca Cardinal Manico la benedizione della bandiera, propose all’appiovazioue del popolo e della guardia stessa i nomi de’membri che comporrebbero il governo provvisorio, proposte che vennero tutte confermate. Le funzioni governative vennero nel seguente modo distribuite: D.miele Manin, ministro degli affari esterni con presidenza; Nicolò Tommaseo, cui to ed istruzione; Jacopo Castelli, giustizia; Francesco Camerata, finanze; Francesco Solerà , guerra; Antonio Paolucci marina; Pietro Paleocapa, interno e costruzioni; Leone Pincherle, commercio; Augelo Toffoli artiere, senza portafoglio (Jacopo Zennari segretario). In appresso, per rinunzia di Solerà, il portafoglio del la guerra venne affidato al ministro della mariua Paolucci. Fin dalla sera de’ 22 la guardia civica di Mestre con un colpo di mano s’impadronì de’ forti di Marghcra, ed a’23 que’di Chioggia occuparono il castello di s. Felice. Quasi contemporaneamente le truppe austriache sgombrarono tutti gli altri che muniscono la Laguna. Divulgatasi poi la notizia degli avvenimenti di Venezia nel-(’altre provincie venete, queste seguirono tosto l’esempio della loro capitale e si costituirono io governi provvisori^ i quali tutti furono più o meno pronti ad aderire al governo della repubblica.— Capo 3. Primi atti 1lei Governo provvisorio Manin, ueil’allo di proporre al popolo lo slato repubblicano disse: » Essere que sta, a sua opinioue, la miglior forma di