46o vari motivi. Fece quanto potè il Gioiosa per superar questa loro avversione, e vi si adoperò anche d. Francesco de Castro ambasciatore del re Cattolico, ma senza che alcuno potesse vincere quella pugna. Non per questo cessò di farsi l’accordo. Pertanto nella mattina de’ 21 aprile furono consegnati all’ambasciatore diFran-eia 1’ abbate di Nervesa e il canonico vicentino, già prigioni, dal segretario della repubblica, protestando di darli al re Cristianissimo in segno della loro gratitudine ed ossequio, senza pregiudizio dell’autorità della repubblica. Questi poi vennero dati dal Gioiosa al commissario del Papa, mandato a tale elfetto (ad onta di questo notorio fatto, non mancano scrittori che impudentemente vantano, che il Papa nulla ottenne, e che la repubblica si riconciliò senza aver ceduto in niun punto!). Eseguito questo preliminare, entrò il cardinale nel collegio, dove era i! doge e i savi, e quivi a porte chiuse fu rivoca-to l’interdetto colle censure, e similmente rivocato dal senato ogni atto fatto in contrario. Furono anche rimessi in grazia, a riserva de’gesuiti, gli altri religiosi, e decretata la spedizione d’un ambasciatore al Pontefice, per rendergli grazie, e per confermare alla Santità Sua la filiale riverenza della repubblica.Come passasse nel chiuso collegio la riconciliazione suddetta,non trovò il Muratori chi lo potesse accertare. Si dee tenere per certo, che a Roma fu scritto,come il senato avea ricevuta l’assoluzione dalle censure; ma i veneziani l’hanno sempre negato.Resta nondimeno una particolarità indulti tata, cioè che quella repubblica continuò dipoi a mantenere costantemente i suoi decreti intorno a’ beni stabili lasciati agli ecclesiastici, e alla fondazione di nuove chiese, siccome anche l’autorità sua consueta di giudicare gli ecclesiastici delinquenti. Fu data speranza al Pontefice cheque! senato rallenterebbe fra qualche tempo il suo rigore contro i religiosi della compagnia di Gesù; ma non seguì il ritorno loro in Venezia, se non l’annoi65- \ ta il Novaes, che in quest’incontro si nobbe bene l’animo grande di Paolo V che avendo prima mostrato della Getei« e del calore,riconoscendo poi di aver ri , cato, ebbe la virtù di retrocedere sa;-,, mente piuttosto che arrischiare, ad e-, pio di altri illustri suoi predecessori,!, perder tutto per un falso punto d’onore. Afferma l’ab. Cappelletti, che la repub. blica subito rivocò il decreto emanatodo-po l’interdetto, ossia tutto il disposto 10 opposizione alle censure, consegni) i due prigionieri, senza pregiudizio dell’autori tà che avea la repubblica di giudicare ec clesiastici; e che le leggi sui beni stabili Don soffrirono alterazione veruna, di tutto trovandosi estesamente la narrazione nel lib. 27 Commemoriale dell’arcbivio della cancelleria ducale. Eclie esistono!™’ mss. della Marciana due codici interessanti, uno contenente l’Historia dell’Interdetto di Venetia, sotto il pontificalo di Paolo V, descritta da Giuseppe Ma-latestaj e l’altro intitolato: Giornale di quanto è accaduto in Venezia durante l’interdetto mandato da Papa Paolo V, dalli 21 ottobre i6o5 sino lii 1 maggio 1607. Trovo nella Cronaca di Milano de’ i5 dicembre 1858, un ragguaglio dell’ opera ora pubblicata (con anticipazione di data,' come avea rilevato nel-I’ annunziarla nella dispensa de i5 del precedente novembre : ne riparlò nella posteriore dispensa de’3o dicembre, col la dichiarazione, che il riferito siili op< ra del Cornei, lo tolse dallo Spettatori Italiano, giornale toscano di cui più wt* te tenne proposito la Civiltà Catto li' • con censure) dal eh. Enrico Cornei, studiosissimo delle cose veneziane, col tit lo : Paolo V eia Repubblica^ Veneta, Giornale dal ni ottobre 160 "¡al 9 S'‘ gno 1607, corredato di note c docuin 11 ti tratti dulTi. r. biblioteca di Vienna, dalla Marciana, dal Museo Correr, < dall’ Archivio de’ Frari in Venezia, Vienna i85g ( sic ), libreria fem n