la a miglior occasione a uscir ili nuovo (nondimeno il suo contegno fece formare sospetti, non essendosi arrischiata a nulla per la salvezza di Venezia, benché ili essa la marina è antica gloria). Ne’3 seguenti giorni le speranze d’aiuto svanirono pe’veneziani. Manin avea perduto la popolarità, non rimanevano farine che per qualche giorno, la popolazione in tanto desolante situazione era unanime nel domandare che si capitolasse; il partito della resistenza non riducendosi più che a poche teste esaltate , antichi ullìziali al servizio dell’Auslria, magistrali e altre persone maggiormente compromesse. A’ 22 una commissione ve-ueta, durando ancora il bombardamento, e composta di 3 membri del municipio, di uno dell’ armata e di uno del commercio, si recò al quartiere generale austriaco in Marocco (villaggio del distretto di Mestre) ad offrire la sommissione de’veneziani, e stipularne la capitolazione. Ecco le condizioni. Sommissione assoluta; reddizione della città, forti ec., per occuparsi dal z5 al 3 ì agosto ; consegna di tulle le armi appartenenti allo stato ed a’ privati. Dover lasciare Venezia tutti gl’impiegati imperiali regi che volsero le armi contro il loro sovrano, tutti i militi esteri, e tutte le persone civili nominate nell’elenco che sarà consegnato a’deputati veneti (si riporta dal Nuovo Memoriale: è di 3g o 4o individui esiliati, fra’quali Manin, Tommaseo, Mengaldo ec., e gli estensori de’giornali, Libero Italiano e Sior Antonio Iiioba. Del Pasquino di Venezia, così chiamato, parlai a suo luogo). La carta monetata comunale, ridotta alla metà del valore fino al suo ritiro e sostituzione. L’ammortizzazione di tale nuova carta dover seguire a lutto peso della città di Venezia e del-I Estuario median te la della sovrimporla ceduta giù al Comune per altrettanta nuova carta moneta, perciò non furono inflitte multe di guerra. Oltre il ritiro della carta patriottica, poi su di essa 791 si prenderebbero altre determinazioni. Quindi Venezia reslò immersa nel silenzio e neH’abbattimento; non più si u-dì il fiero rimbombodeH’artiglierie lanciatiti bombe, granate, racchette. Il popolo atterrilo dalla continua pioggia di fèrro che durò con poche interruzioni per 24 giorni, oppresso da lunghi patimenti, minacciato pur sempre dal cholera, si mostrò rassegnato. La guardia civica continuò a prestarsi con patrio ze- lo per l’ordine interno, e con essa Manin represse i querelanti di Cannaregio, i quali con audacia, alle minacce aggiunsero contro di lui lo scarico di qualche moschetto. Quindi il governo provvisorio di Venezia, con dichiarazione del Manin, cessò dalle sue funzioni, trasfondendole nel municipio a’ 24 agosto. Nello slesso giorno la congregazione municipale e il podestà coute Correr , assunto il nome di commissione governativa,pubblieòi finali risultamenti delle pratiche instituite col generale di cavalleria cav. de Gorzkowski comandante in capo della 4.’ divisione del 2.0 corpo d’armata di riserva relativamente all’occupazione di Venezia e dell’annesso territorio dal lato dell’ armale dell’ imperatore Francesco Giuseppe I ; in un all’ elenco degli individui del ceto civile,che doveano allontanarsi da Venezia e da tulli gli stali austriaci, che riprodusse anco il Giornale (li Roma del 1849, a p. 2 18. Osserva LeMasson. » Ne’24 giorni che durò il bombardamento, furono lanciali ¡11 Venezia 23 mila proiettili, quasi mille al giorno. Con tutto ciò non vi furono che tre persone uccise, e una trentina di ferite.! proiettili perdevano della loro violenza cadendo sulla città; quelli che colpivano i muri non vi lasciavano che lievi tracce, e quelli che cadevano sui telli trapassavano rare volle più di due piani. Gl’incendi erauo piuttosto frequenti, ma facilmente estinti, poiché il fuoco appiccato a quel modo si sviluppa lentamente. Uua casa e un oratorio soltanto